Madrid sfida Miami: un milione di latinoamericani residenti
In fuga dalla povertà e dall'instabilità politica, i latinoamericani, compresi i miliardari, trovano nella capitale spagnola un rifugio affine, per cultura e lingua. E il primato di Miami è a rischio.
Questa è cosedispagna, una newsletter di cadenza settimanale in cui racconto la Spagna che mi colpisce e che difficilmente trova posto sui media italiani.
Oggi uno sguardo a Madrid, che celebra un milione di latinoamericani residenti. Non solo immigrati in fuga dalla povertà, ma anche professionisti agiati in cerca di tranquillità. E la capitale sogna di diventare una Miami d’Europa.
E approfitto di questa newsletter per augurare a tutti voi che la leggete un Buon 2025, da riempire con le cose sognate.
Un milione di latinoamericani residenti e Madrid sfida Miami
Da Madrid al cielo, usano dire in Spagna, per indicare che città belle come Madrid non ce n'è (gli spagnoli volano sempre basso, si sa). Ma anche, in epoca più recente, per dire che Madrid è il passaggio per il successo, la gloria, il cielo, insomma. La città che apre le porte a chiunque stia cercando un nuovo capitolo e che fa sentire subito a casa, come le riconoscono un po' tutti quelli che l'hanno scelta. Tra loro ci sono un milione di latinoamericani. Non solo gli immigrati economici, in fuga dalla povertà, ma anche i proprietari di grandi fortune, che cercano stabilità lontano dai governi ostili del subcontinente.
"Se avessero una città propria, sarebbe più grande dell'area metropolitana di Santiago, la seconda città di Cuba (707mila abitanti), di Arequipa, la seconda città del Perù (984mila abitanti), o di Valparaíso, la seconda città del Cile (1,02 milioni di abitanti), e starebbe per raggiungere le capitali di Nicaragua ed El Salvador, Managua e San Salvador (entrambe con 1,1 milioni di abitanti). La grandezza di questa ipotetica città sarebbe simile all'agglomerato urbano di Málaga, che con 1,03 milioni di abitanti è la quinta di Spagna, e supererebbe Bilbao e Saragozza" scrive El País, per dare un'idea delle dimensioni della presenza latinoamericana nella capitale. Solo 25 anni fa, all'inizio del secolo, gli immigrati latinoamericani erano 81.552, ricorda ancora il quotidiano madrileno. Cosa è successo da allora?
Due i momenti chiave. La grande emigrazione degli ecuadoriani, proprio dal 1999, in fuga dalla crisi economica del proprio Paese, in seguito al crollo del sucre, la moneta locale. E poi, dagli anni '10, l'arrivo di venezuelani, colombiani e peruviani. Queste due ondate di emigrazione hanno cambiato il volto dei latinoamericani a Madrid: prima erano soprattutto "esiliati politici di Argentina, Cuba, Cile o Uruguay, erano bianchi, appartenenti alle classi agiate ed erano scappati dai regimi dittatoriali". Con le nuove immigrazioni sono arrivati gli appartenenti alle classi popolari, disposti a qualunque lavoro per iniziare una nuova vita. Il volto latinoamericano di Madrid ha così perso l'immagine intellettuale ed europeizzante per acquistare quello del mestizaje, del Diocito cristiano mescolato alla saggezza della Pachamama andina o ai colori del Messico lindo y querido, ma violento e populista.
Quando il regime di Nicolás Maduro ha negato ogni speranza, sono arrivati i venezuelani. Non solo quelli in fuga dalla povertà e dalle disuguaglianze, ma anche, a sorpresa, i miliardari, che non si sentono più al sicuro. I primi articoli sull'arrivo dei ricchi latinos, qualche anno fa, sulle riviste economiche: messicani e venezuelani stavano colonizzando Salamanca, il quartiere più chic di Madrid, tenevano vivo il mercato immobiliare della capitale ed erano i clienti più apprezzati di ARCO, la Fiera dell'Arte Contemporanea di Madrid. A facilitare il loro arrivo, dal 2013, una legge voluta dal governo di Mariano Rajoy, che concedeva il visto immediato di residenza a chi avesse acquistato beni immobiliari in Spagna. "Queste visas doradas hanno generato l'arrivo di numerosi investitori latinoamericani, che hanno cambiato le spiagge di Miami per il cielo di Madrid e hanno contribuito all'economia locale" scrive El Economista. Tra le conseguenze, anche l'aumento vertiginoso dei prezzi degli appartamenti, che ha reso le abitazioni del Barrio de Salamanca le più care di Spagna. Anche per questo la legge Golden Visa, come è popolarmente chiamata, è stata recentemente abolita.
El Economista ha accennato a Miami, da un paio di decenni considerata la vera capitale di Latinoamérica: lì hanno trovato rifugio i milionari in fuga dai governi considerati ostili, Messico e Venezuela in testa, da lì i cantanti scrivono la musica che invade il Cono Sur e il Caribe (Juanes, Shakira, Chayanne, Ricky Martin, Marc Anthony vivono tutti a Miami) ed è a Miami che si è affermato lo spagnolo "neutro", che non ha un accento specifico e permette di produrre e vendere telenovelas a tutto il subcontinente, richiamando in Florida gli attori più popolari di mezzo continente, non solo Messico, ma anche Colombia, Perù, Cile, Venezuela.
Madrid potrebbe diventare una sorta di risposta europea a Miami, come aspira sempre più apertamente? Punti a favore: la lingua e la cultura comune. I latinoamericani vedono la Spagna come la porta d'ingresso all'Unione Europea, proprio grazie alla lingua, che permette loro di vivere facilmente nella UE, con tutti i vantaggi derivanti.
Ma è sufficiente la lingua? No. Da Madrid si andrà direttamente al cielo e alla gloria, ma non c'è il mare e questo è un punto a sfavore rispetto a Miami. Il mare non indica solo le spiagge, ovviamente, ma il porto, le merci, i mercati (Siviglia e Cadice furono le città spagnole più ricche del XVII e XVIII secolo grazie ai porti per i commerci con le colonie americane). Miami, inoltre, è a meno di un'ora d'aereo da L'Avana e dalle isole caraibiche, sulle quali esercita un fascino e una potenza d'attrazione ineguagliabili. Madrid è troppo lontana, bisogna attraversare l'Oceano Atlantico per raggiungerla, anche se non bisogna sottovalutare i rischi rappresentati dalla deriva trumpiana degli USA, che potrebbero rendere la capitale spagnola decisamente più attraente per i latinos agiati.
Su El Mundo, c'è un bell'articolo che racconta la Madrid latinoamericana, con indirizzi e storie soprattutto di classe agiata e al femminile. Vale la pena leggerlo, anche per avere nuove idee su cosa vedere e cosa visitare nella capitale, fuori dai luoghi comuni. La venezuelana Johanna Müller-Klingspor, a Madrid dal 2002, dice: "Madrid è economica rispetto alle altre grandi capitali, è sicura, l'aeroporto è vicino, si mangia benissimo… E il cielo. Il cielo di Madrid non ha prezzo. In altre parti d'Europa quando il cielo è grigio ti opprime. Qui no. Qui il cielo ti invita sempre a respirare". Madrid e il cielo, ancora una volta. Ma nelle parole di Johanna, una chiave per capire le ragioni del successo della capitale spagnola tra i latinoamericani che l'hanno scelta.
Frase della settimana
"Noi possiamo recarci sulla sua tomba, ma quelli che sono nelle fosse non hanno nessuno che porti loro fiori"
(Lucía Izquierdo, nuora del poeta Miguel Hernández, durante un evento della Giornata della Memoria delle Vittime della Guerra Civile e del Franchismo)
Tenendo le fila
In questa prima newsletter dell’anno, mi piacerebbe dare uno sguardo a cosedispagna, che ho ripreso in mano a maggio 2024, dopo averla lasciata da parte per circa un anno.
Vorrei proporvi due degli articoli del 2024, il più letto e il meno letto di questa nuova tappa. Da buona madre, per la quale ogni figlio è bello, amo tutti gli articoli che ho scritto e non sempre riesco a spiegarmi il successo e l’insuccesso che raccolgono, ma sono sempre curiosa di sapere cosa i lettori hanno amato e cosa no. Qui, una seconda possibilità per newsletter uscite qualche mese fa. Di nuovo buon 2025 a tutti!
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Approfondimento molto interessante