Pedro Sánchez dichiara guerra alle fakenews
Un Piano per la trasparenza dei media, per limitare le bufale. PP e Vox protestano: a rischio i finanziamenti pubblicitari pubblici ai media affini, che adesso devono essere dichiarati.
Questa è cosedispagna, una newsletter di cadenza settimanale in cui racconto la Spagna che mi colpisce e che difficilmente trova posto sui media italiani.
Oggi parliamo del Plan de Regeneración Democrática, con cui il Governo spagnolo vuole rendere trasparenti i media, per limitare le fakenews e il loro sistema di finanziamento. La destra protesta, ma le fakenews non sono libertà d’informazione.
La lotta alle fakenews: un registro pubblico delle proprietà dei media
Il Governo spagnolo ha presentato il Plan de Regeneración Democrática promesso dal presidente Pedro Sánchez dopo i cinque giorni di riflessione di aprile, in seguito all'imputazione di sua moglie Begoña Gómez, per traffico d'influenza. È un piano che si articola in diverse leggi, da approvare nell'arco dei tre anni rimanenti di legislatura, e che segue tre assi principali: il miglioramento dell'informazione governativa, affinché arrivi a un maggior numero di cittadini; l'aumento della trasparenza e pluralità dei mezzi di comunicazione; la trasparenza del processo legislativo. Il piano si basa sul Regolamento Europeo sulla Libertà dei Mezzi di Comunicazione, che tutti i Paesi membri dell'Unione Europea devono applicare e che è stato approvato dal Parlamento europeo con 464 voti a favore (compresi quelli del PP), 92 contrari e 65 astenuti.
Il punto più discusso riguarda la trasparenza e la pluralità dei media. Il presidente spagnolo è preoccupato dal proliferare delle fakenews, che avvelenano il clima politico e, soprattutto, disinformano i cittadini. Una preoccupazione che qualunque giornalista dovrebbe sentire come propria: c'è differenza tra pubblicare notizie verificate e diffondere bufale. Ed è questa differenza a stabilire la qualità e la solidità delle democrazie. "Il 90% degli spagnoli è esposto a fakenews in modo ricorrente. All'86% costa riconoscerle. Le bufale si condividono il 70% più rapidamente nelle reti sociali. Per questo il 18% degli spagnoli crede che la nostra economia sia in crisi, quando è una delle più prospere. Il 34% dei cittadini teme che qualcuno gli occupi la casa, quando questo problema riguarda meno dello 0,06% delle residenze. Le bufale fanno sì che la gente creda che il numero di immigranti sia il doppio del reale, che vaccinare i bambini sia male o che il cambio climatico non sia frutto dell'azione umana. I nemici della democrazia stano usando le fakenews per distruggere i grandi consensi" ha detto Sánchez in Parlamento, a luglio, quando ha annunciato il suo Piano.
La disinformazione preoccupa anche il Parlamento europeo; un suo rapporto informava già nel 2020 che "le bufale sono state usate da gruppi e politici di estrema destra e populisti per attaccare gruppi minoritari e contribuire alla retorica contraria all'immigrazione, cosa che ha comportato un aumento di episodi di odio razzista e xenofobo, così come della discriminazione".
Il Piano di Sánchez, approvato nei giorni scorsi dal Governo, stabilisce che i media siano iscritti a un registro pubblico, con informazioni sulla loro proprietà e sulle entrate pubblicitarie. La trasparenza richiesta sulla proprietà vuole rendere note le origini della pubblicazione, mentre quella sulla pubblicità intende chiarire i legami tra i media e le amministrazioni pubbliche. Queste ultime saranno obbligate a comunicare quanto denaro pubblico investono in pubblicità sui media e quali sono i media selezionati; una misura che vuole impedire che ci siano periodici o siti web che vivono del denaro di determinate amministrazioni pubbliche, diventando loro strumento e trovandosi sotto ricatto economico. La legge della pubblicità dovrà garantire "più trasparenza, proporzionalità e nessuna discriminazione nell'assegnazione delle risorse pubbliche". A vigilare sul registro e sul suo funzionamento, la Commissione Nazionale dei Mercati e la Concorrenza, che sarà riformata per essere adattata alle nuove necessità.
Ci sono poi diverse misure, come le modifiche al reato di offesa ai sentimenti religiosi, che verrà abolito, mentre probabilmente rimarranno i reati di ingiuria alla Corona e alle alte istituzioni dello Stato (il PSOE e Sumar non sono in sintonia sulla difesa della figura del Capo dello Stato dal vilipendio). Interessante l'adeguamento che si dovrebbe fare nella legge del diritto all'onore e del diritto di rettifica, affinché "i cittadini possano avere una risposta pronta quando vengono diffamati. Le nostre leggi sono del 1982 e 84, quando non c'era Internet, sono obsolete. Vogliamo garantire un'informazione veritiera e che quando c'è diffamazione il cittadino danneggiato, si dedichi o meno alla politica, abbia una risposta agile, rapida ed effettiva" secondo quanto affermato dal Ministro alla Presidenza, Giustizia e Relazioni con il Parlamento Félix Bolaños. C'è anche un passaggio per la protezione dell'indipendenza e dei diritti dei giornalisti, per evitare le pressioni della politica e dell'imprenditoria. Un passaggio ripreso dal Regolamento Europeo e considerato fondamentale: "Recentemente, come ha ricordato Sánchez, Miguel Ángel Rodríguez, Capo di Gabinetto della presidente della Comunidad de Madrid Isabel Díaz Ayuso, ha minacciato direttamente i giornalisti ("vi tritureremo, dovrete chiudere" ha detto a El Diario) e ha cercato di intimidire giornalisti di questo quotidiano che indagavano sugli scandali che coinvolgono il compagno della leader madrilena" ha scritto El País. È prevista e riconosciuta anche la protezione delle fonti dei giornalisti.
Le misure riguardanti i media hanno suscitato il netto rifiuto del PP e di Vox, che accusano il governo di voler controllare l'informazione. "Non si era mai vista una cosa del genere dai tempi di Franco" ha detto in Parlamento il presidente del PP Alberto Núñez Feijóo. Non si contano le accuse a Sánchez di volere tutto il potere per sé a tempo indefinito. Ma nel web la situazione è davvero senza controllo: El debate, Ok Diario e piccoli media molto aggressivi, diffondono odio contro il presidente e le sue politiche, contro le minoranze e le differenze, a base di fakenews.
Il peccato del Plan approvato dal Governo è che chiede un registro dei mezzi di comunicazione e trasparenza sulle entrate pubblicitarie. Lo spiega bene la direttrice del quotidiano digitale Público Virginia Pérez Alonso in un video su youtube, dedicato all'argomento: "La pubblicità istituzionale si nasconde dietro diverse formule, non è solo un annuncio pubblicitario, per esempio con denaro pubblico si comprano le copie cartacee di determinate testate, si finanziano eventi di determinati mezzi di comunicazione". Le Comunidades Autónomas guidate dal PP, in testa la Madrid di Isabel Diaz Ayuso, ma anche la capitale, guidata dal sindaco José Luis Martínez-Almeida, hanno versato somme ingenti di denaro pubblico per sostenere eventi dei media affini. In pericolo, insomma, non è la libertà d'informazione o d'opinione, ma il sistema opaco di finanziamento dei media, che aggrediscono gli avversari politici a suon di bufale, per disinformare l’opinione pubblica e radicalizzare il dibattito politico. Nessun giornalista dovrebbe piangere per questo.
Tenendo le fila
La normalità istituzionale torna piano piano tra Barcellona e Madrid, con gesti di cortesia che sanno di rispetto dei ruoli e dello Stato. Il presidente della Generalitat Salvador Illa è andato alla Zarzuela per incontrare re Felipe VI, un atto di cortesia verso il Capo dello Stato che mancava da nove anni, ovvero da quando la Generalitat è finita nelle mani degli indipendentisti. In attesa del re, il leader socialista ha detto ai giornalisti di essere "molto contento di essere alla Zarzuela". Entrato nella sala delle udienze, dove Illa lo stava aspettando, il sovrano, vista la nuvola di flash che li aspettava, ha commentato divertito: "Questa cosa non è abituale!" L'incontro con il Capo dello Stato è una tradizione per i Presidenti delle Regioni appena entrati in carica e Illa ha voluto riprenderla. Non è il primo incontro tra i due: quando il re è andato a Barcellona per visitare il Nou Port Olímpic, è stato accolto e accompagnato da Illa.
Conosco El hormiguero, ammetto di non aver ancora visto La revuelta. Sono i due show serali che si contendono l'attenzione dei telespettatori in attesa del piatto forte della notte televisiva, che in Spagna inizia alle 22 (e anche più tardi). El hormiguero, condotto da Pablo Motos, in onda su Antena 3, è da anni il grattacapo di TVE e Mediaset: gli ospiti popolari e le interviste irriverenti riescono ad attirare sempre il pubblico in cerca di svago e non danno chance agli altri canali. Ma da un po' Motos lancia messaggi politici tendenza populista-conservatrice, in odio a Sánchez. Su La1 di RTVE è arrivato La revuelta, talk show condotto da David Broncano che segue più o meno lo stesso schema, ma senza sfumature politiche. Da un paio di settimane i media di tutti i colori controllano e raccontano la audience dei due talk show. Motos vs Broncano, Broncano vs Motos. Per ora vince di misura RTVE.
Hola, un magazine che non ha paragoni in Italia, un po' Gente/Oggi e un po' Vanity Fair, celebra i suoi primi 80 anni. Da giorni si sta rendendo omaggio nel suo sito web, hola.com, con le copertine più importanti della sua storia, che raccontano anche la storia di Spagna e l'evoluzione dei suoi costumi. E da giorni gli rendono omaggio anche le altre testate giornalistiche, che si divertono a prendere in giro la sua zuccherosa visione del mondo (Hola non parla mai male di nessuno), ma poi scrivono articoli sulle sue interviste esclusive, sulle foto delle spettacolari residenze dei famosi, sulle primizie di amori che nessuno avrebbe detto mai. E quando gli scappa un'esclusiva, il settimanale sa sempre come arricchire di dettagli o smentire quanto ha "bucato". Per quanto mi riguarda, ho un motto: "Hola locuta est". Se lo ha detto Hola, è vero. Per altri 80 anni, Hola!
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dovremmo prendere esempio dalla Spagna, che già ci ha superato e continua a sorpassarci!