Pedro Sánchez e Begoña Gómez, coppia d'amore, di ferro e di potere
Storia del premier spagnolo e di sua moglie: come si sono conosciuti, quanto sono uniti, quanto la carriera di lui costa a lei, indagata per traffico d'influenze e chiamata a risponderne il 5 luglio
Questa è cosedispagna, una newsletter di cadenza settimanale in cui racconto la Spagna che mi colpisce e che difficilmente trova posto sui media italiani.
Oggi i protagonisti sono il presidente del Governo spagnolo Pedro Sánchez e sua moglie Begoña Gómez, che si presentano sempre belli e unitissimi e insieme stanno affrontando le indagini per traffico d’influenza e corruzione. Conosciamoli meglio!
Pedro Sánchez e Begoña Gómez, coppia d'amore, di ferro e di potere
Per cinque giorni, alla fine di aprile, il presidente del Governo Pedro Sánchez ha tenuto in scacco la Spagna: si sarebbe dimesso o no, dopo l'apertura delle indagini sulla moglie Begoña, per traffico d'influenza e corruzione negli affari? Nella lettera diretta alla cittadinanza per annunciare la sua pausa, c'era un passaggio rimasto nella memoria: "Non mi fa arrossire dirlo: sono un uomo profondamente innamorato di mia moglie e che vive con impotenza il fango che si getta su di lei un giorno sì e l'altro pure".
Il presidente non parla molto della sua famiglia, ma quando gli capita, lo fa con disinvoltura. Nel 2015, quando era ancora il rampante bel segretario del PSOE, era stato ospite del programma di TVE En la tuya o en la mía; al presentatore Bertín Osborne aveva parlato di una prima fidanzatina italiana, Francesca, e poi del successo con le ragazze fino all'incontro fatale con Begoña Gómez, a 31 anni, a casa di amici comuni per un compleanno. "Non sai quanto le sono stato dietro" aveva detto tra le risate a Osborne. Qualche tempo dopo erano andati a vivere insieme nell'appartamento di lei, più grande e meglio ammobiliato, nel quartiere allora cool de La Latina. Due anni dopo, la nascita di Ainhoa, la oggi 18enne primogenita, e quindi il matrimonio. "Gliel'ho proposto io in un ristorante, ci mancherebbe altro" aveva detto Sánchez a Bertín; ogni tanto il leader femminista ci tiene agli stereotipi dei ruoli. Carlota, la secondogenita, è arrivata nel 2008.
Anche i racconti di Begoña sono sentimentali: "Ho un piccolo baule, in cui conservo le sue lettere e i suoi regali. Pedro è molto romantico e attento, quando ti vede stanca per il lavoro e per il resto, ti propone di uscire a cena o ti prepara un momento speciale" ha detto al programma Dos días y una noche. E il fatto che lui sia bello e assediato dalle donne nei comizi e incontri politici non le crea problemi: "All'inizio, quando non mi conoscevano e assistevo a qualche evento, le donne gli stavano intorno e all'improvviso una diceva di stare attente perché c'era la moglie. Ma io non sono affatto gelosa". Secondo il leader socialista, è stato il femminismo a permettergli di essere libero perché "ha dato accesso a quest'universo degli affetti e alla condivisione con i figli e i compagni di momenti speciali. Con Begoña condivido la passione per lo sport, ci piace andare in giro in bici insieme. E a entrambi piace leggere e conversare sulle nostre letture". Raccontano i media spagnoli che Pedro ha registrato la moglie nel suo cellulare come Mi amor.
Begoña ha sempre avuto una propria carriera, iniziata dopo la laurea in Marketing alla ESIC di Madrid e un master in Amministrazione d'Impresa. Ha lavorato in diverse ONG e poi nel gruppo Inmark, specializzandosi soprattutto nelle consulenze e raccolte fondi. Qualche anno fa è stata nominata codirettrice del Master su Trasformazione Sociale Competitiva dell'Università Complutense di Madrid. Alta, longilinea e bionda, non passa inosservata e, nonostante la narrazione della Moncloa, neanche ci tiene a farlo. Le sue prime apparizioni sul palco accanto a Sánchez, al termine dei comizi, come se fossero una coppia candidata alle presidenziali statunitensi, hanno fatto storcere qualche naso anche in casa socialista. Però dove c'è Pedro, c'è Begoña, è una legge non scritta. Insieme ai comizi, alla Settimana della Moda di Madrid (primo Presidente del Governo a frequentarla), ai Premi Goya, ai ricevimenti a Palazzo Reale e persino in qualche viaggio di lui, con disappunto anche dei socialisti. Insieme anche nelle polemiche. Quando, durante la scorsa campagna elettorale, la destra ha iniziato a insultare Pedro, chiamandolo perro Sánchez (il cane Sánchez), il PSOE ha rivoltato la prospettiva, usando perro per indicare un leader con esperienza e vita, e Begoña è andata ai meeting del marito sempre di rosso vestita e con la spilletta "perra Sánchez". Contro di lei, anche i bulos, le bufale, rabbiosi dell'ultra-destra, uno dei peggiori la vuole trans, per questo i profili più violenti la chiamano Begoño.
Tutte le primeras damas spagnole sono state molto autonome rispetto ai mariti presidenti. Alcune, come Carmen Romero, prima moglie di Felipe González, e Ana Botella, moglie di José María Aznar, hanno avuto aspirazioni politiche. Altre, come Sonsoles Espinosa, moglie di José Luis Rodríguez Zapatero, o Elvira Fernández, moglie di Mariano Rajoy, si sono viste solo in contate occasioni. Il problema del loro ruolo è la regina: non possono essere particolarmente ambiziose, perché la Spagna non ha bisogno di una primera dama, essendoci già la moglie del re. E quando, al vertice della NATO di Madrid, Pedro Sánchez ha limitato la presenza di re Felipe, mantenendo per sé e per la moglie il ruolo di padroni di casa, non sono mancate le critiche. Come non sono mancate quando Begoña ha accompagnato la regina Letizia e i partners dei leaders nel programma parallelo pensato per loro. Equilibri sempre difficili tra la Zarzuela e la Moncloa.
Il problema di Begoña, però, è stato il suo lavoro. Sánchez non ha mai voluto che lo lasciasse perché "non sarebbe giusto. Se un uomo non lascia la sua carriera quando la moglie ascende in politica, perché deve farlo una donna?" Non lo ha lasciato nessuna delle primeras damas precedenti, che erano professoresse, funzionarie pubbliche, cantanti in cori d'opera. Il Master alla Complutense e i rapporti con uomini d'affari di aziende che hanno ricevuto fondi pubblici hanno causato gli attuali guai giudiziari. La moglie del presidente ha firmato, insieme ad altri, due lettere di raccomandazione per un manager che ha poi ricevuto fondi pubblici di salvataggio. Nel PSOE, e non solo, ammettono che non ci sarebbero stati guai se lei non fosse stata la moglie di Pedro Sánchez. La denuncia per traffico d'influenze dello pseudo sindacato Manos Limpias si basa infatti su articoli usciti su siti web dell'ultradestra spagnola, uno dei quali è un falso (parla non di Begoña, ma di un'omonima); nel suo rapporto la Guardia Civil ha concluso che non ci sono indizi di reato. Il giudice Juan Carlos Peinado continua a indagare e Hazte Oír, un'altra associazione ultraconservatrice che si è dichiarata parte civile, esige che si indaghi nel passato e nei conti di Begoña ancora prima dell'ascesa di suo marito alla Segreteria del PSOE, non è ancora chiaro su quali basi. La speranza è probabilmente che qualcosa salti fuori per mandarla a processo e, di conseguenza, cacciare Sánchez dalla Moncloa.
Frase della settimana
"No basta con que las mujeres ocupen espacios en los que no estaban, sino que la mirada de la igualdad sea transversal en una redacción, que todos los periodistas, hombres y mujeres, se asomen a la actualidad con esa mirada" (Non basta che le donne occupino gli spazi in cui non c'erano, ma [è necessario] che lo sguardo verso l'uguaglianza sia trasversale in una redazione, che tutti i giornalisti, uomini e donne, si affaccino all'attualità con questo sguardo)
Pepa Bueno, direttrice di El País
P.S.
Mi trovate anche su venividiscrissi, newsletter di interviste e riflessioni, in cui seguo le mie curiosità, senza pormi limiti di argomenti e ampliando sempre orizzonti.
L'articolo che ho pubblicato venerdì scorso è dedicato a The Milaneser, un bel progetto grafico e culturale, dichiaratamente ispirato a The New Yorker. Le copertine illustrate di una rivista, che in realtà non esiste, offrono un ritratto inedito e affascinante di Milano. Ne parlo con gli ideatori, Lara Arneghi e Stefano Lionetti. The Milaneser: Milano sulle copertine di una rivista che non c'è
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