Siviglia, immersa nella sua Semana Santa
Oltre 60 processioni in una settimana, il lutto del Giovedì Santo, la magia della Madrugá, gli incroci alla Campana. L'identità di una città tutta da scoprire, lontano dalle processioni.
Questa è cosedispagna, una newsletter di cadenza settimanale in cui racconto la Spagna che mi colpisce e che difficilmente trova posto sui media italiani.
Adesso è tempo di Semana Santa, a Siviglia, ovviamente. Perché è vero, tante processioni stanno raggiungendo l’attenzione dei media e dei turisti, a cominciare da Malaga, promossa da Antonio Banderas. Ma se dici Semana Santa, è ancora e sempre Siviglia.
cosedispagna va in vacanza durante la Settimana Santa, per rimanere in tema. Vi aspetto martedì 22 aprile!
Siviglia, immersa nella sua Settimana Santa
La Semana Santa di Siviglia inizia con almeno un mese di anticipo, quando, lungo il percorso della Carrera Oficial, vengono tolte le edicole e, mano a mano, sistemate le strutture per le tribune degli spettatori. Nelle storiche pasticcerie del centro, inoltre, i prezzi di bibite e pasticcini iniziano ad aumentare di poche decine di centesimi alla settimana, fino a essere di uno-due euro superiori alla norma nei giorni delle processioni.
Quest'anno partecipano alle processioni 60 hermandades, confraternite, da tutta la città, dal Domingo de Ramos (Domenica delle Palme) fino al Domingo de Resurreción (Pasqua), con le anticipazioni del Viernes de Dolores e del Sábado de Pasión. Dalle proprie sedi, le hermandades raggiungono la Campana, la storica piazza ombelico della città, da cui inizia la Carrera Oficial, ovvero il percorso che tutte le processioni devono compiere per arrivare nella Cattedrale, chiedere la benedizione e tornare poi verso casa; la Carrera Oficial percorre Campana, la calle Sierpes, la plaza de San Francisco, davanti al Municipio, e quindi la Avenida de la Constitución, su cui la Cattedrale si affaccia. Ci vuole circa un quarto d'ora a piedi, ma le lunghe processioni, tra nazarenos, membri della confraternita, banda musicale e fedeli impiegano anche più di un'ora.
Come potete immaginare, alla Campana, tutto è misurato al secondo, ma i ritardi fanno parte della storia della Semana Santa; qualche anno fa è successo che fossero superiori ai 45 minuti, con conseguente perdita di ogni controllo, che a volte è pure meglio. La verità è che durante la Semana Santa bisogna armarsi di pazienza e lasciarsi andare agli eventi: tanto ci sarà sempre qualche Vergine in cammino, da qualche parte, che sia in ritardo o meno, e se la si incrocia e blocca il passaggio, bisogna arrendersi e godersi il momento.
Tra gli appuntamenti più importanti, ci sono il Giovedì Santo e la Madrugá. Il primo è il giorno del lutto, non ho mai capito perché sia Giovedì e non Venerdì Santo, che è in fondo quando muore Gesù, ma è così. Le donne appartenenti alle hermandades (ma non solo loro) vanno in giro vestite di nero, con la peineta e la mantilla (la peineta è l'alto pettine che si infila nello chignon basso e la mantilla è il pizzo con cui viene coperto e che scende poi generalmente fino a metà schiena). Fino a pochi anni fa lo facevano rispettando un codice d'abbigliamento molto tradizionale: gonna sotto il ginocchio, scollature quadrate e ovviamente alte, per non mostrare quello che non si deve, make-up naturale e gioielli inesistenti, così da manifestare il dolore. Adesso non è difficile vedere su Instagram sorridenti ragazze con peineta, mantilla e rossetto rosso, che niente hanno a che vedere con il senso di quell'abbigliamento. Instagram e i social in genere hanno fatto danni anche alla Settimana Santa.
La Madrugá, termine sivigliano per la Madrugada, ovvero le prime ore del mattino, porta in strada, nella notte tra Giovedì e Venerdì Santo, le processioni delle hermandades più importanti. Soprattutto, escono le due Vergini più venerate, rivali tra loro come il Betis e il Sevilla nel calcio, ovvero la Esperanza de la Macarena e la Esperanza de Triana (si chiamano pure nello stesso modo, per cui, per riconoscerle, una è la Macarena e l'altra è la Esperanza). Quando la processione trianera attraversa il Guadalquivir per dirigersi verso il centro, intorno alle 3 del mattino, si produce uno dei momenti più suggestivi dell'intera Semana Santa, con le luci delle candele che illuminano la notte, la musica struggente e, non è difficile, il pianto di chi ha aspettato per ore l'arrivo della processione. La Campana è l'altro posto da non perdere, dall'1 in poi, quando iniziano ad arrivare le processioni, in ordine di anzianità delle hermandades. Prima el Silencio, accompagnato dal silenzio (neanche le mosche volano, quando passa El Silencio!), quindi el Señor de Sevilla ovvero il Jesús del Gran Poder, la Macarena, El Calvario, e, siamo già oltre le 5 del Venerdì Santo, la Esperanza de Triana, e, verso le 6.30, il Cristo de los Gitanos. L'ultima a rientrare nella propria chiesa, verso le 14 del Venerdì Santo, è la Esperanza. La Madrugà, rappresenta lo zenit delle emozioni: le processioni del Sabato e di Pasqua importano sostanzialmente solo ai membri delle hermandades partecipanti e a chi ha pagato il proprio posto lungo la Carrera Oficial. Tutti gli altri pensano già alla Feria, un paio di settimane dopo.
È da vedere la Semana Santa? Sì, certo, è uno dei momenti più attesi dell'anno a Siviglia, anche se è troppo affollata di turisti che non hanno idea (e per questo l'ho vista una sola volta, è stato bello, grazie, adiós). Ma secondo me bisogna conoscere abbastanza bene l'anima dei sivigliani, che non è quella venduta dai media, per capire che non si entrerà mai davvero nel senso della Semana Santa (e non è detto sia un male). Conosco Siviglia forse meglio di Torino, la mia città, e ho il vantaggio di amarla da straniera: non vivo come mie le sue idiosincrasie e odio a sufficienza quel como Sevilla no hay otra (come Siviglia non c'è nessuna) che i sivigliani prima o poi ricorderanno all’interlocutore con un senso di superiorità e l'illusione di vivere nella migliore città possibile (ma è anche una convinzione che impedisce alla città di crescere e superare la sua immagine da cartolina). Probabilmente frequentarla tanto, leggere chi la ama da dentro e chi da lontano, mi ha dato il desencanto necessario per continuare a sceglierla.
Spesso ho la sensazione che i sivigliani ostentino emozioni, non perché le sentano davvero, ma perché sanno che è quello che ci si aspetta da loro: esagerati, melodrammatici, barocchi. Ma in realtà... In realtà Siviglia è distante e riservata, quasi gelosa di se stessa, non permette allo straniero di conoscerla davvero e si concede in quel palcoscenico che sono la Semana Santa e la Feria de Abril, mantenendo la sua essenza solo per pochi. Ricordo un editoriale del giornalista Carlos Colón, sul Diario de Sevilla, quando già sentivo che mi mancavano dei pezzi per capire la città. Raccontava del Corpus Domini, un'altra delle feste religiose che scandiscono il calendario sivigliano e che però non è turisticamente rilevante (meno male) e di come, finite Messa e processioni, calasse il silenzio e nel pomeriggio ci fossero in giro solo i turisti che non sapevano. Ecco, alla fine penso che Siviglia non vada cercata nelle emozioni ostentate delle processioni, ma nei pomeriggi silenziosi in cui si nasconde, finita la recita e finalmente di se stessa.
Uno scrittore che ha descritto molto bene la città, tenendosi lontano dagli stereotipi (altrimenti non lo amerei tanto) è Arturo Pérez Reverte, che si diverte a prendere in giro narcisismo ed egocentrismo dei sivigliani, scatenando la loro rabbia. "Nonostante gli sforzi, quasi suicidi, di eroici paladini locali, per rompere la bolla in cui la città vive immersa in se stessa, la maggior parte degli sforzi culturali sivigliani passa per l'imbuto delle confraternite locali, struttura sociale intorno alle quali si ordina la vita pubblica. Il resto è secondario, non interessa. I Musei illanguidiscono, le mostre arrivano con il contagocce, e solo se c'è Siviglia di mezzo, le librerie chiudono, le biblioteche non esistono o si ignorano. Se si trattasse di una città in cui impera la modestia, uno crederebbe che senta vergogna per quanto l'ha resa bella e immortale. Ma non è modestia, è egoismo autocompiaciuto, indifferenza a quanto non sia farsi belli il Giovedì Santo per uscire con la medaglia della confraternita al collo, dipingerla per la Feria, prendersi una manzanilla a Las Teresas o Casa Casa Román, guardandosi intorno mentre si pensa, o si dice, che Siviglia è la cosa più grande del mondo e che disgrazia vive, chi non è nato sivigliano. Tutte le volte che vado lì mi chiedo cosa potrebbe essere questa città se la smettesse di guardarsi nel suo specchio autistico e si aprisse al mondo, con la cultura come reclame e bandiera". Il pezzo è del 2005, ma nada más que añadir, don Arturo. Nient'altro da aggiungere.
Frase della settimana
"La pubblicazione delle foto della principessa Leonor in bikini in una rivista è uno sguardo maschilista verso una giovane donna che ha tutto il diritto di prendere il sole".
(Ana Redondo, Ministra dell’Uguaglianza sulla copertina di Diez Minutos, con le prime foto di Leonor di Spagna in costume da bagno)
PS Non commento mai le frasi, a volte sono d’accordo, a volte no, ma qui non posso evitare. 1 nessuno nega il diritto della principessa di prendere il sole 2 si pubblicano fotografie in costume anche di principi e re (il padre della principessa, senza andare troppo lontano), in quel caso è uno sguardo femminista? Anche meno.
Tirando le fila
Il presidente del Governo Pedro Sánchez ha annunciato un piano di aiuti di 14,1 miliardi di euro ai settori colpiti dai dazi voluti da Donald Trump. 7,4 miliardi arriveranno da nuovi finanziamenti, gli altri da strumenti già esistenti. Il messaggio politico del leader socialista è chiaro: il suo governo non volterà la testa dall'altra parte (riferimento a Mariano Rajoy durante la crisi del 2008) e "userà tutte le risorse dello Stato per proteggere imprese e lavoratori". L'intenzione di Sánchez è anche usare la crisi aperta da Trump come opportunità per trovare nuovi mercati. Per la Moncloa, un nuovo slogan: "I nostri valori non sono in vendita, i nostri prodotti sì".
Cosa pensano gli spagnoli di questa fase concitata aperta dall'ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca? Secondo un sondaggio di 40dB per El País e Cadena SER, il 78,3% ritiene che la Russia sia una minaccia per la sicurezza globale (per il 70% lo sono gli USA e per il 69% Israele). Il 62% teme che i palestinesi vengano espulsi dalla Striscia di Gaza, il 57,4% pensa che gli USA potrebbero impossessarsi di altri Paesi e il 51% ritiene che la Russia possa invadere un Paese UE. Il 58% vuole un esercito europeo e il 55% l’aumento delle spese per la difesa, ma il 51% è contro l'invio di armi in zone di conflitto e il 58% dice di no al servizio militare di nuovo obbligatorio.
La pioggia, che è caduta insistentemente in Andalusia nell'ultimo paio di mesi, ha portato una certa serenità nel Parco di Doñana, sull'estuario del Guadalquivir, dopo quattro anni di siccità. Circa il 90% delle lagune è tornato ai livelli di qualche anno fa e anche le falde acquifere si sono riempite. "Le falde sono formazioni geologiche vitali, perché possono immagazzinare acqua che restituiscono anche decenni dopo. Se ben usate durante i periodi di siccità, possono essere molto utili" ha detto a TVE il geologo Juan José Durán. Anche i satelliti testimoniano come lungo tutta la costa meridionale spagnola i sistemi lagunari si siano riempiti.
Nella mia lista di serie spagnole da vedere, Manual para señoritas, su Netflix (in italiano, Manuale per signorine). Madrid, seconda metà dell'Ottocento: Elena Bianda è una carabina, colei che veglia sulla virtù delle signorine della buona società e combina loro matrimoni convenienti. Viene ingaggiata da Pedro Mencía per sistemare le tre figlie ed Elena non immagina le complicazioni in arrivo, raccontate con i toni della commedia romantica. Basti pensare che si innamora, ricambiata, di uno dei pretendenti delle sue ragazze. Elemento novità: parla spesso al telespettatore, guardando la telecamera. Una complicazione, assicura l’attrice Nadia de Santiago.
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Grazie per questa bella newsletter, uno dei miei numeri preferiti finora. Spesso anche Barcellona mi dà l'idea di essere una città completamente ossessionata da sé stessa, un po' mi conforta sapere che non è l'unica forse :)