Un terremoto politico: gli audio che mettono in crisi il PSOE e Sánchez
In un rapporto gli audio della corruzione di Santos Cerdan, numero 3 del PSOE e uno degli uomini più vicini a Pedro Sánchez. Crisi di Governo? Elezioni anticipate? Il PSOE pensa a un nuovo Segretario.
Questa è cosedispagna, una newsletter di cadenza settimanale in cui racconto la Spagna che mi colpisce e che difficilmente trova posto sui media italiani.
Oggi l'inaspettata crisi del PSOE a causa di uno scandalo di corruzione che coinvolge il numero 3 del partito, l'uomo più vicino al presidente del Governo Pedro Sánchez. Ed è proprio la credibilità del leader socialista a essere minata. Se la caverà ancora una volta davanti all'impossibile?
Un terremoto politico: gli audio che mettono in crisi il PSOE e Sánchez
Un partito sotto choc, un leader indebolito e una situazione politica imprevedibile. Un vero e proprio terremoto in Spagna, causato dal rapporto della Unidad Central Operativa (UCO) della Guardia Civil. Negli audio in esso contenuti, Santos Cerdán, segretario organizzativo del PSOE, parla esplicitamente di tangenti ottenute dai contratti del Governo per le opere pubbliche. Il suo interlocutore è Koldo García e la Guardia Civil ritiene che i due si siano intascati almeno 620mila euro in commissioni illegali.
Tutto è iniziato un paio di anni fa, con le indagini su Koldo, una sorta di tuttofare del Partito Socialista Navarro, arrivato a Madrid al seguito di Cerdán, ai tempi della prima segreteria di Pedro Sánchez (2014-16), e sistemato come autista di José Luis Ábalos, all'epoca Segretario organizzativo del partito e poi anche Ministro dei Trasporti. Koldo era sospettato di aver intascato tangenti da nove contratti pubblici per l'acquisto di mascherine durante la pandemia. In una perquisizione in casa sua, la Guardia Civil ha trovato le registrazioni di anni di sue conversazioni con José Luis Ábalos, finito anche lui nelle indagini per aver ricevuto tangenti ed espulso dal PSOE (si è rifiutato di lasciare il Parlamento e attualmente è nel Gruppo Misto), e con Cerdán.
Non appena il rapporto della UCO è stato reso pubblico, Pedro Sánchez ha costretto Cerdán alle dimissioni e in una conferenza stampa ha chiesto scusa agli spagnoli: "Fino a questa mattina" ha assicurato "ero convinto dell'integrità di Santos Cerdán. I rumors su possibili indagini in corso circolavano da mesi, ma non c'era alcun indizio sulla sua partecipazione nel cosiddetto caso Koldo. Ma stamattina sono apparsi questi indizi e sono molto gravi" ha detto. Sánchez sta tentando disperatamente di mantenere separata la crisi del PSOE dal Governo, perché, sostiene "questo è un progetto politico che sta facendo cose buone per il nostro Paese". Ma è un'operazione praticamente impossibile: il problema del PSOE adesso è proprio lui, il Segretario Generale. Ábalos prima e Cerdán poi sono stati voluti da lui alla guida dell'organizzazione. "Se due segretari organizzativi risultano corrotti, alla fine il problema sei tu, che li hai scelti e voluti" dicono voci socialiste.
Lo choc è anche e soprattutto questo: com'è possibile che Sánchez non abbia mai sospettato di due uomini a lui così vicini? Com'è possibile che al Governo non siano mai arrivate indicazioni circa le indagini in corso? Tante domande senza risposta che lasciano il leader socialista in una posizione debole. Si può comprendere il suo dramma personale: per lui non solo una delusione politica, ma anche, e soprattutto, umana. Nel 2017, quando è stato defenestrato dal PSOE e ha rinunciato al posto in Parlamento, ha iniziato un lungo viaggio in auto nella Spagna minore, per parlare con militanti e simpatizzanti. Con lui c'era Santos Cerdán. Ancora prima, nel 2014, Cerdán è stato il suo uomo per le primarie e, in uno degli audio della UCO, dice a Koldo di mettere due schede invece di una in un’urna, per far vincere Sánchez. Così il presidente ha dovuto difendere pure il proprio successo del 2014, ricordando che ha superato gli altri candidati di 17mila voti. Il dolore è comprensibile, ma la politica fa pochi sconti, soprattutto davanti alla corruzione, croce di ogni Governo spagnolo della democracia (tutti i Presidenti del Governo, con l'eccezione di José Luis Rodriguez Zapatero, hanno dovuto fare i conti con scandali di corruzione del proprio intorno).
Cosa succederà adesso? Impossibile prevederlo, la situazione è in movimento. Nel tentativo di eliminare ogni legame tra il PSOE e le persone vicine ad Ábalos e Cerdán, Sánchez ha affidato la gestione organizzativa del partito a una cupola composta dalla presidente Cristina Narbona, la catalana Montse Mínguez, responsabile di Lavoro ed Economia Sociale, Borja Cabezón, membro dell’Esecutivo socialista, e Ana María Fuentes. Il PSOE rimarrà nelle loro mani fino al Comitato Federale del 5 luglio. Il leader dei socialisti continua a rifiutare le elezioni anticipate: "Consegnare le redini del Paese a una coalizione del PP e Vox, che stanno portando avanti un'agenda reazionaria e che attualmente o hanno 30 casi di corruzione aperti, molti dei quali coinvolgono attuali dirigenti, come nel PP, o sono stati multati per finanziamento irregolare, come nel caso di Vox, sarebbe un'irresponsabilità tremenda" ha detto Sánchez in una riunione del PSOE, dopo un week end di riflessioni "Non permetteremo che la presunta corruzione di pochi, che dovrà essere comprovata, in questo caso, dai tribunali, metta in discussione l'integrità di una delle amministrazioni pubbliche più pulite nella storia democratica del nostro Paese". Oltre ai socialisti, però, deve convincere i soci di Governo e, ovviamente, gli spagnoli.
Sumar, che governa la Spagna con il PSOE, e alcuni degli alleati indipendentisti, che votano di volta in volta i disegni di legge, hanno già fatto sapere che chiederanno a Sánchez spiegazioni in Parlamento e un'agenda di governo molto più sociale. Da parte sua, il leader del PP Alberto Núñez Feijóo non può tuonare contro la corruzione del PSOE, perché il suo partito non è estraneo al fenomeno, né intende per ora promuovere una mozione di sfiducia, dato che non ha i numeri per governare. Ma bisogna guardare con molta attenzione al PP, che dal 4 al 6 luglio avrà il primo vero Congresso dal 2018: nelle intenzioni di Feijóo dovrebbe servire per discutere i nuovi valori di riferimento dei conservatori, in vista delle elezioni del 2027. Riuscirà così ad attirare l'elettorato moderato in fuga dal PSOE e a smarcarsi dall'abbraccio di Vox? Lo scopriremo presto.
Nel frattempo, come sempre succede quando è in difficoltà, il PSOE è tornato a guardare al suo leader più carismatico, l'eterno Felipe González. E lui, che aveva già chiesto di non arrivare alla fine naturale della legislatura, nel 2027, perché il costo politico delle maggioranze a geometria variabile in Parlamento risultava essere molto alto, adesso chiede di ripartire da Eduardo Madina, il socialista che Pedro Sánchez ha sconfitto nel 2014. "Era il mio candidato e continua a esserlo, nel mio cuore e nella mia testa" lo ha benedetto Felipe. E Madina, da parte sua, ha insistito sulla "esemplarità nell'esercizio del potere", soprattutto adesso che la nave socialista deve "affrontare onde molto alte in arrivo". Ripartire da Madina, come se non ci fossero stati gli 11 anni di Pedro Sánchez. Sarà questa la soluzione?
Citazione della settimana
"Papa Francesco ha cercato di tornare al cristianesimo di Cristo: Cristo era un rivoluzionario, un tipo pericoloso. Diceva che eravamo tutti uguali e che tutti meritavamo amore. 'Ecco perché lo hanno crocifisso' diceva. Il cristianesimo che abbiamo conosciuto qui è esattamente l'opposto: è stato dalla parte del potere e dei ricchi".
(Javier Cercas, autore de Il folle di Dio alla fine del mondo)
Tenendo le fila
Il 12 giugno 1985, la Spagna è entrata in quella che era allora la Comunità Economica Europea, diventata poi l'Unione Europea. In questi 40 anni, il Paese è molto cambiato, in meglio. Gli spagnoli sono oggi 49,1 milioni, 11 milioni in più rispetto ad allora. È un Paese più vecchio (gli over 65 erano il 12,6% della popolazione, oggi sono il 23,7) e più ricco (il PIL pro-capite era di circa 4.412 euro annui oggi è di 30.968); la speranza di vita è passata da 76 a 83 anni, il tasso di fecondità è sceso da 1,64 a 1,12 figli per donna, i matrimoni sono scesi da 199.658 all'anno a 172.430, dei quali la maggior parte è di rito civile e non tutti sono tra un uomo e una donna. È cambiato anche il lavoro: il 72,1% degli spagnoli è occupato nei servizi, contro il 44% del 1985, e il 3,7% lavora in campagna, rispetto al 14,5% di 40 anni fa. Nel 1985 il 31% degli spagnoli aveva frequentato solo la scuola dell'obbligo, oggi il 9,5%.
Cinque anni dopo la Brexit, Regno Unito, Spagna e Gibilterra hanno finalmente raggiunto un accordo che stabilisce il nuovo status della colonia britannica in suolo spagnolo, soprattutto in termini di libertà di circolazione di persone e merci. Sarà abbattuta la Verja, la rete che delimita il territorio di Gibilterra, così da facilitare il passaggio delle oltre 15mila persone che tutti i giorni attraversano la frontiera, soprattutto per lavorare. Spagna e Regno Unito applicheranno un sistema di controllo congiunto: Gibilterra continuerà a verificare i movimenti interni, mentre la Spagna avrà il controllo dal lato europeo, comprendendo porto e aeroporto. Quest'ultimo avrà voli da e verso l'Europa, così da facilitare anche il turismo a Gibilterra e nel territorio spagnolo circostante.
Di dov'era Cristoforo Colombo, ancora lui? La discussione appassiona sempre gli spagnoli e il quotidiano digitale El Confidencial spera di aver detto le parole definitive con una lunga intervista allo storico Esteban Mira Caballo, che ha appena pubblicato un nuovo libro sul celebre navigatore, Colón el converso que cambió el mundo. Per lui Cristoforo Colombo era genovese: "Le prove sulle sue origini sono semplicemente indiscutibili. Nessun americanista serio ha dubbi su questo. Se mi chiedono 'credi che fosse genovese?', io rispondo subito: 'Non è che lo creda, è che lo so'". E allora perché tanti dubbi? "Il problema sono ideologia e nazionalismo. Nel XIX secolo, per esempio, Francisco Serrato, uno dei grandi biografi di quel secolo, ha cercato di far passare la scoperta dell’America come una co-scoperta. Non potendo dimostrare che Colombo era spagnolo, si sono inventati l'idea della co-scoperta con Martín Alonso Pinzón come co-scopritore".
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