I soldati repubblicani spagnoli della Nueve, che liberarono Parigi
Solo negli ultimi anni la Spagna e la Francia hanno iniziato a onorare la memoria dei soldati spagnoli della Nueve, i primi a entrare nella Parigi occupata dai nazisti. La loro storia, 80 anni dopo
Questa è cosedispagna, una newsletter che non so quanto riuscirò a mantenere a cadenza settimanale in queste giornate caldissime (ma ci provo!) e in cui racconto la Spagna che mi colpisce.
Oggi vi racconto una storia dimenticata per decenni e recuperata solo negli ultimi anni. I soldati che liberarono Parigi dall’occupazione nazista erano repubblicani spagnoli, che speravano sarebbero stati ricambiati con la liberazione della Spagna, dopo la guerra.
Parigi, liberata dai soldati spagnoli della Nueve
Poco dopo le 21 del 24 agosto 1944, i primi soldati della Nona Compagnia della Divisione Leclerc entrarono a Parigi, da quattro anni occupata dai nazisti. I veicoli e i carri armati portavano targhette con nomi come Guadalajara, Ebro, Teruel, Jarama, Madrid. Tutti spagnoli, perché spagnoli e repubblicani erano ben 144 dei 160 soldati della Nueve, così era chiamata la compagnia, data la prevalenza degli spagnoli. Di fatto, nel Municipio di Parigi, il comandante delle forze d'occupazione, il generale Dietrich von Choltitz, fu consegnato nelle mani dell'estremegno Antonio Gutiérrez, dell'aragonese Antonio Navarro e dell'andaluso Francisco Sánchez.
Il ruolo dei repubblicani spagnoli nella Liberazione di Parigi è stato dimenticato per decenni. Non interessava ricordarlo a Charles de Gaulle, che sin dal primo discorso nella capitale affermò che Parigi era stata liberata dal suo stesso popolo; un modo per non fare troppo i conti con il collaborazionismo francese e per sedersi al tavolo dei vincitori. E ancora meno interessava alla Spagna di Francisco Franco, che di quei repubblicani era il più acerrimo nemico.
È stato un libro, La Nueve. Los españoles que liberaron París, scritto nel 2008 da Evelyn Mesquida, a ridare luce alla storia di questi anonimi eroi. Mi piace molto la sinossi: "Evelyn Mesquida recupera la testimonianza e la memoria dei protagonisti, con nuovo materiale grafico e maggiori informazioni, restituendo loro il posto nella Storia. Una compagnia di uno dei battaglioni della famosa Seconda Divisione Blindata del Generale Leclerc, conosciuta come La Nueve, era composta quasi completamente da repubblicani spagnoli, quasi tutti anarchici. La maggior parte di loro aveva meno di vent'anni quando, nel 1936, prese le armi per la prima volta, per difendere la Repubblica spagnola. Nessuno sapeva allora che i sopravvissuti non le avrebbero lasciate fino a nove anni dopo e che nella notte del 24 agosto 1944 sarebbero stati i primi a liberare Parigi, dopo aver lottato contro gli eserciti di quattro dittatori: Franco, Hitler, Mussolini e Salazar". Basterebbe questo finale, per dare idea della loro grandezza e del loro eroismo.
Dall'uscita di questo libro, non passa praticamente 24 agosto senza l'omaggio dei media spagnoli ai soldati della Nueve. E quest'anno non ha fatto eccezione. Il 24 agosto è una data fatale per questa compagnia, fondata, per l'appunto, il 24 agosto 1943, in Africa, "dove erano arrivati decine di migliaia di spagnoli esiliati dopo la Guerra Civile, in alcuni casi direttamente da Valencia e Alicante, in altri dopo essere passati per i campi dei rifugiati, in Francia" scrive il quotidiano Público "Non era affatto l'unica unità con spagnoli. Ce n'erano, anche se non nella stessa proporzione, anche nella Decima e Undicesima compagnia e in quella d'appoggio che completava il battaglione del colonnello Joseph Putz, sindacalista e comunista francese, che aveva combattuto a Guadalajara, Madrid e in Aragona alla testa della brigata internazionale conosciuta come La Marsigliese. Alcune fonti sostengono che sia stato proprio lui, nella sua partecipazione alla difesa di Bilbao, ad ispirare a Ernst Hemingway il protagonista di Per chi suona la campana?".
Il percorso di questi soldati spagnoli, sconfitti nella Guerra Civile, ma decisi a riconquistare la libertà per il proprio Paese lottando per quella altrui, mi fa pensare a Soldati di Salamina di Javier Cercas, il cui protagonista della parte finale è un soldato repubblicano, che abbandona la Spagna franchista e va a combattere in Africa, lasciandoci alcune delle pagine più belle della letteratura spagnola contemporanea. Da Orano, in Algeria, la Nueve si spostò in Marocco e poi in Scozia per l'addestramento militare e fu infine trasferita in Inghilterra, da dove il 31 luglio 1944 partì per sbarcare nella spiaggia di La Madeleine, in Normandia. Le prime morti, nella battaglia di Ecouché, dopo la quale la Nueve fu messa alla testa dell'avanzata delle truppe alleate. Liberata Parigi, seguirono altre battaglie per la liberazione dell'Alsazia e di Strasburgo, fino al Nido dell'Aquila, il rifugio di Adolf Hitler in Baviera.
Alla fine della guerra, dei 144 spagnoli partiti dall'Inghilterra erano sopravvissuti solo 16. La Nueve ebbe 360 soldati durante il conflitto, arrivati da diversi Paesi come Portogallo, Russia, Cile, Germania, Brasile, ma gli spagnoli furono 181, con un'età media di 27 anni. Arrivavano in larga parte dall'Andalusia (non a caso bastione socialista in lotta contro i señoritos e i terratenientes, i latifondisti), poi dalla Catalogna e dalla Comunitat Valenciana, dalla Castilla La Nueva, che all'epoca comprendeva Madrid, ma non León. Tutti avevano il sogno non dichiarato che dopo la liberazione della Francia, della Germania e dell'Italia, gli Alleati avrebbero premiato la loro lotta e anche il sacrificio delle loro vite liberando la Spagna. Non andò così, agli spagnoli toccarono altri 40 anni di dittatura, di repressione, di silenzio sugli assassinati nelle cunetas, lungo i cigli della strada, che ancora oggi non hanno ricevuto giustizia (la Spagna è il Paese europeo con il più alto numero di desaparecidos, oltre 114mila, perché non si decide ad aprire sul serio le fosse comuni del regime franchista e a dare giustizia ai morti assassinati, tra loro il poeta e scrittore Federico García Lorca).
E per decenni i soldati spagnoli hanno portato con loro, oltre alla delusione del sacrificio inutile, il dolore dell'oblio, sia da parte francese che spagnola. La memoria è stata ripresa in Spagna, grazie al lavoro di ricercatori, storici e giornalisti come Evelyn Mesquida. A Parigi, nel 2004 è stata apposta una targa commemorativa nel Quai Henri IV, lungo la Senna; nel 2012 si è vista sfilare anche una bandiera repubblicana, durante le celebrazioni della Liberazione. Ma è stato l'arrivo della prima sindaca, la socialista Ana Hidalgo, nata in Andalusia, figlia e nipote di repubblicani spagnoli, come ama ricordare, a dare il giusto spazio alla memoria. Nel 2015, con re Felipe e la regina Letizia (anche lei di origine rossa e repubblicana), ha inaugurato il Jardin des Combattants de la Nueve, che dal Quai de l'Hotel de ville, davanti all'Ile de France, nel cuore del centro storico di Parigi, rende omaggio ai soldati spagnoli repubblicani. Accanto all'ultima discendente di una famiglia repubblicana, fuggita negli anni '60 dal regime franchista, il giovane re, appena asceso al trono. Fu curioso, qualcuno parlò di una Spagna riconciliata, ma no, la Spagna non ha mai fatto un lavoro di riconciliazione (parlatene con chi continua a cercare nonni e zii sepolti sotto chissà quale cuneta o bosco della Meseta o delle sierras). E né il re né la monarchia sono simbolo della Spagna reazionaria, di cui sì fu espressione il regime franchista.
L'ultimo sopravvissuto della Nueve è stato Rafael Gómez Nieto, morto di covid a 99 anni, nel 2020, nei pressi di Strasburgo, dove viveva dal 1955.
Frase della settimana
"Abbiamo il 130% di arrivi in più rispetto al 2023, che era già stato un anno record; con la media di quest’anno, potremmo arrivare a 50mila emigrati che sbarcano alle isole Canarie e i minorenni potrebbero arrivare a 12mila"
(Fernando Clavijo, presidente delle Canarie, in un'intervista a El Mundo, a proposito dell'emergenza emigrazione nell’arcipelago)
Tenendo le fila
Nel paragrafo I pericoli per l'identità delle donne dell'articolo La Legge Trans divide il Governo e le femministe spiegavo quanto sta succedendo adesso in Spagna. La legge permette di cambiare sesso presentando semplicemente richiesta all'Anagrafe, senza alcun percorso psicologico e medico. Così alcuni uomini accusati di violenza contro le partners hanno cambiato sesso e figurano adesso come donne, nel tentativo di evitare processo e prigione. Gli ultimi casi a Siviglia e nei Paesi Baschi. Il cambio di sesso dilata la lunghezza dei processi, perché è necessario un cambio di tribunale per giudicare il presunto colpevole e la Procura deve verificare che il cambio di sesso non sia stato fatto per evitare la Giustizia. Nel frattempo il maltrattatore può continuare a perseguitare la sua vittima, come successo nel caso sivigliano.
È attesa per giovedì 29 la sentenza nel caso Daniel Sancho, che tiene da mesi la Spagna con il fiato sospeso. Siamo in Thailandia, dove un anno fa il 29enne chef avrebbe ucciso e poi fatto a pezzi il chirurgo colombiano Edwin Arrieta, con cui aveva una relazione clandestina. In un primo momento il giovane aveva ammesso le proprie responsabilità, poi le aveva ritrattate sostenendo che il compagno fosse caduto accidentalmente durante una lite e avesse sbattuto la testa. A smentirlo, secondo l'accusa, l'acquisto di seghe, coltelli e buste per la spazzatura, alcuni giorni prima. Il caso è seguito con molta passione perché Daniel è figlio di Rodolfo Sancho, uno degli attori più amati, visto in Italia come Fernando d’Aragona in Isabel. L'accusa ha richiesto la pena di morte, Rodolfo è appena volato in Thailandia per la sentenza.
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Mi sembra bellissimo che il libro di Evelyn Mesquida abbia fatto sì che il 24 agosto di ogni anno si renda finalmente omaggio a questi caduti, i libri hanno ancora il potere di fare la differenza! :)