Se una giapponese vince un Festival di flamenco
La Yunko è stata scelta come miglior bailaora al prestigioso Festival Internacional del Cante de Las Minas de La Unión ed è venuto giù il mondo. Come si può premiare una straniera?!
Questa è cosedispagna, una newsletter che non so quanto riuscirò a mantenere a cadenza settimanale in queste giornate caldissime (ma ci provo!) e in cui racconto la Spagna che mi colpisce.
Oggi torniamo in Andalusia perché una delle più prestigiose manifestazioni dedicate al flamenco, il Festival Internacional del Cante de las Minas de La Unión, a Murcia, ha premiato per la prima volta una bailaora straniera. Le reazioni sono state molto indignate.
Se una giapponese vince il Festival del flamenco de La Unión
Il flamenco è uno degli elementi intoccabili dell’identità spagnola, soprattutto andalusa, così è venuto giù il mondo quando una bailaora giapponese, la 48enne Junko Hagiwara, detta La Yunko, ha vinto El Desplante del Festival Internacional del Cante de las Minas de La Unión, uno dei più importanti del mondo flamenco. Fischi dal pubblico e articoli indignati perché per la prima volta il riconoscimento è andato a una straniera. Adesso una giapponese ci insegna a ballare il flamenco? Siamo impazziti?
In Andalusia, il flamenco è parte della vita. Se si passeggia per le strade di Siviglia, di Jerez de la Frontera o di Cadice, spesso dalle finestre aperte esce una musica flamenca, dalle palestre arriva il taconeo, il suono dei tacchi durante il ballo, dai finestrini delle auto esce il flamenco pop della Niña Pastori, Pastora Soler o Estrella Morente, non esiste un'estate senza un flamenquito da ascoltare/ballare sulla spiaggia. Insomma, è uno stile di vita. E lo è ancora di più per i gitani, che vi hanno trovato ragione di riscatto e riconoscimento sociale. La maggior parte delle star del flamenco è infatti gitana e ha la possibilità di esprimere finalmente orgoglio per la propria cultura ed etnia di provenienza. Quindi, niente di più identitario del flamenco per gli andalusi, neanche il gazpacho, l'Alhamabra o la playa. E adesso andiamo in Giappone.
La passione dei giapponesi per il flamenco è nota a chiunque abbia frequentato l'Andalusia: sono loro gli allievi più numerosi delle tante scuole che popolano le città. Com'è possibile che un popolo così lontano geograficamente e culturalmente dalla Spagna sia interessato al baile? La spiegazione è proprio la cultura e la offre il sito web casadelarteflamenco.com: "I giapponesi vengono educati per avere una mentalità di gruppo, non distaccare, non esprimere i propri sentimenti e, soprattutto, non mostrare debolezza. Questo viene insegnato soprattutto agli uomini. Mentre gli uomini soffrono la pressione sociale del successo, le donne sono sempre state in secondo piano. Ma al non aspettarsi da loro nient'altro che l'attività domestica, hanno avuto più tempo per conoscersi ed esplorare i propri sentimenti. Nel flamenco hanno trovato un modo di liberarsi ed esprimere i loro sentimenti". Poi ci sono i segnali visibili del fenomeno: la Biennale del Flamenco di Siviglia, la manifestazione più importante del settore, ha tre lingue di riferimento, lo spagnolo, l'inglese e il giapponese; da 40 anni in Giappone c'è una rivista dedicata solo al flamenco, Paseo, e, infine, leggenda vuole che nella sola Tokyo ci siano più Accademie di flamenco che in tutta la Spagna.
Yunko Hagiwara appartiene a questo contesto, ha scoperto il flamenco a 18 anni e dal 2002 vive a Siviglia. "Da piccola mi piaceva ballare, ma non sapevo niente del flamenco" ha raccontato al quotidiano catalano La Vanguardia dopo la vittoria al Festival "a 15 anni stavo imparando ginnastica ritmica e ho visto una ginnasta spagnola in tv, che utilizzava musica flamenca. Per la prima volta ho ascoltato la chitarra spagnola e mi ha affascinato così tanto che mi sono incuriosita e ho cercato un'Accademia". Per seguire i suoi studi, a 25 anni si è trasferita a Siviglia: "In Giappone potevo imparare il flamenco, la tecnica e le coreografie, ma questo ballo appartiene alla cultura dell'Andalusia e volevo conoscere questa parte. Se non vivessi a Siviglia, non potrei assorbirne la filosofia. Il flamenco non è solo una danza, è un modo di divere e sentire, è cultura. Se non conosci questa parte, non puoi ballare davvero il flamenco".
La vittoria al Festival de La Unión l'ha sorpresa ed era impreparata ad accoglierla. A El País confessa di "non aver mai pensato di poter vincere. Sono andata per provarci, sarebbe già stato un grande successo arrivare alle semifinali. Per due ragioni, primo, perché sono giapponese, una straniera, due perché sono molto autocritica e le colleghe che avevano ballato prima di me erano state molto brave". Invece è successo l'imprevisto e ha vinto lei. E alla proclamazione è venuto giù il teatro per fischi e indignazione, manco fosse l'Ariston davanti al vincitore del Festival di Sanremo. Vi riporto quello che ha scritto uno dei giurati, il giornalista e scrittore Manuel Bohórquez, specializzato in flamenco, su Infosevilla.com: "Una parte del pubblico si schiera con un concorrente e se quel concorrente non vince la giuria ha un problema. Questo è quello che è successo alla finale: che la giuria non ha tenuto conto della pressione del pubblico e ha deciso all'unanimità di assegnare El Desplante alla bailaora giapponese La Yunko, che aveva il miglior punteggio (…) Mi è piaciuta più delle altre concorrenti per questi tre motivi: il suo classicismo, il fatto che non ballava per la galleria, cioè per il pubblico, e, infine, la sua buona scuola. Mi sono educato al flamenco a Siviglia e lì non battono i tacchi, ballano sensualmente, senza esibizioni fisiche esagerate e, soprattutto, con gusto. La Yunko vive in questa città da più di due decenni ed è una degna rappresentante di questa scuola". L'indignazione per il premio è stata tale che, lamenta Bohórquez "anche gli amici più intimi hanno sostenuto chi mi ha linciato pubblicamente nei social network. È triste".
Però preferisco chiudere con le parole della Yunko, che in questo marasma è rimasta fedele alla sua cultura di origine e, se c'è rimasta male per la reazione degli aficionados, lo ha tenuto per sé. A El País, che le chiedeva se voleva essere una bailaora, semplicemente, o una bailaora giapponese, ha risposto: "È che quando ballo non so di dove sono, se sono del Giappone o di qualunque altro posto, ballo e basta. Mi sento semplicemente una bailaora, non so se migliore o peggiore, ma bailaora". La passione, il talento, il rispetto, non conoscono nazionalità. A volte è duro da accettare e stavolta è toccato al flamenco.
Frase della settimana
"Se cadesse una bomba su Mera, rimarrebbero senza stupidi nella Meseta"
(i proprietari del Puerto Martina Bar di Mesa, in Galizia, stufi della prepotenza e maleducazione dei turisti madrileni)
Tenendo le fila
Essere in una cittadina turistica e chiudere il bar proprio ad agosto, quando si guadagna di più, a causa della maleducazione dei turisti. È successo in Galizia, a Mera, dove i gestori di un bar hanno chiuso dal 12 al 19 agosto, ovvero nella settimana più vantaggiosa dell'anno, perché stanchi di prepotenza e maleducazione dei turisti che arrivano da Madrid. Da qualche tempo i madrileni hanno preso l'abitudine di arrivare in gruppo, ordinare in pochi e rimanere seduti al tavolino per ore, impedendo altri guadagni. Sono turisti "più esigenti, meno rispettosi e con un consumo minimo, che danneggia i nostri affari". E la reazione alla maleducazione imperante, che fa male anche allo staff, sono state la chiusura del bar per una settimana e la frase scritta sui social, che è la mia preferita per questa settimana: "Se cadesse una bomba su Mera, rimarrebbero senza stupidi nella Meseta".
Come combattere il numero sempre più sproporzionato di appartamenti turistici? Il Comune di Siviglia, che si rifiuta di stabilire una moratoria in attesa di una normativa comunale (in città sembra ci sia una media di tre nuovi appartamenti turistici al giorno), ha trovato una ricetta un po' sui generis. I 5mila appartamenti destinati illegalmente al turismo verranno privati dell'acqua; la decisione è arrivata dopo l'incrocio dei dati sulle piattaforme dedicate all'affitto turistico. Tra gli appartamenti segnalati non ci sono solo quelli affittati "clandestinamente", ma anche quelli che non rispettano le norme comunali, tipo l'obbligo di essere al piano terra o al primo piano. Il Comune conta di controllare dieci appartamenti al giorno sui 5mila individuati… un dato che fa già capire dove andrà Siviglia se il Comune non imita Barcellona e Valencia e non impone una moratoria.
A Santiago di Compostela hanno identificato con una certa credibilità le ossa di Teodomiro, il vescovo di Iria Flavia che, secondo la leggenda, trovò i resti dell'Apostolo Giacomo, che tanta fortuna hanno portato alla città galiziana. Le ossa si trovano sotto la lapide che porta il nome di Teodomiro, nella necropoli nei sotterranei della Cattedrale, sono state analizzate nel 1955, ma solo le recenti ricerche sul DNA realizzate dall'Università Norvegese di Scienza e Tecnologia e guidate da Patxi Pérez Ramallo, hanno stabilito che appartengono a un uomo vissuto tra il 673 e 820 dell'era cristiana, morto intorno ai 45 anni, di costituzione gracile e dieta severa, tutte indicazioni che coincidono con quello che sappiamo di Teodomiro. "Possiamo confermare al cento per cento che si tratti di lui? No, mi spiace, ma se sommiamo tutti i dati, la probabilità è molto alta, difficile da smentire" ha detto Pérez ai media.
Se la newsletter vi è piaciuta, condividetela con chi pensate possa essere interessato a leggerla. Così mi aiutate a farla conoscere anche a nuove persone, grazie!
Grazie per aver letto la newsletter, se non siete ancora iscritti e vi piacerebbe ricevere le prossime, cliccate il bottone!
Secondo me invece dovrebbero essere orgogliosi del fatto che una danza così ricca di tradizione abbia affascinato un popolo così lontano sia geograficamente che emotivamente da quello giapponese. Però vabbè, ognuno ha il suo modo di vedere le cose. Mi dispiace molto per La Yunko, che si è persino trasferita per seguire la sua passione e ora viene denigrata sui social. Dovrebbe essere visto come un omaggio, non come un oltraggio!