Yolanda Díaz e Sumar. Le plazas de toros in cerca d'autore
Yolanda Díaz vuole essere la prima presidente del Governo spagnolo: l'OPA ostile su Unidas Podemos lanciata con Pedro Sánchez. Le corride sono in declino: cosa fare delle plazas de toros?
#11/2023
Con la candidatura di Yolanda Díaz alla Presidenza del Governo è iniziato il lungo anno elettorale spagnolo: prima tappa, le elezioni locali del 28 maggio, che cosedispagna seguirà da vicino, in vista delle elezioni nazionali dell’autunno.
Nella Spagna che cambia, molte plazas de toros hanno chiuso per mancanza di spettatori, ma spesso sono monumenti di interesse culturale e quindi devono essere tutelate. Quale futuro per loro? Domanda interessante, tra architettura, cultura e, come al solito, finanziamenti.
Buona lettura, come sempre, e buona Pasqua!
Yolanda Díaz: sfida a Unidas Podemos con Sumar
Sorriso gentile ed espressione dolce non devono ingannare: Yolanda Díaz, la Ministra del Lavoro che domenica 2 aprile ha lanciato la propria candidatura alla Moncloa, per essere "la prima presidente del Governo", è una donna determinata e instancabile. Sumar, lo spazio che sta definendo alla sinistra del PSOE, è il frutto di due anni di ascolto della società civile, 25 atti in 17 Comunidades Autónomas; i suoi inizi sono stati benedetti sia da Pedro Sánchez, che ha grande stima della sua Ministra, sia da Pablo Iglesias, il leader di Unidas Podemos che l'aveva scelta come sua erede. Ma Yolanda, come ha rivendicato domenica, non appartiene a nessuno.
Una folla inaspettata a Madrid
Ad ascoltarla, nel Palasport Magariños di Madrid, c'erano oltre 5mila persone, in prima fila i leader della Spagna progressista, Alberto Garzón di Izquierda Unida, Ínigo Errejón di Más País, i sindaci Ada Colau da Barcellona e Joan Baldoví da Valencia. Mancavano i rappresentanti di Podemos, che diffidano della loro Ministra e temono la sua egemonia sulla sinistra; loro vorrebbero le primarie aperte ai cittadini per scegliere i candidati alle elezioni, Díaz è ancora ambigua. Lei e Podemos sanno che sono destinati a incontrarsi dopo le elezioni locali del 28 maggio. Nessuno lo dice, ma sia il PSOE che Díaz si aspettano il crollo della formazione repubblicana, che sarà così costretta a più miti consigli e a negoziare la propria presenza in Sumar. Il negoziato, del resto, è nel DNA della Ministra del Lavoro.
La passione per la politica, l’impegno per gli accordi
52 anni il 6 maggio, figlia di un noto sindacalista galiziano, ha respirato politica sin da ragazza, seguendo suo padre tra incontri e comizi; si è iscritta al Partito Comunista Spagnolo e ha salito tutti i gradini del potere locale nella sua Ferrol. El País racconta che la sua ascesa "è stata segnata da tre grandi rotture, tutte e tre con uomini che le hanno offerto di condividere un progetto e che in seguito, per un motivo o per l'altro, hanno finito per pentirsene". Il primo è stato Vicente Irisarri, il sindaco socialista di Ferrol, poi è toccato a Xosé Manuel Beiras, leader del Blocco nazionalista galiziano; quindi è stato il turno di Pablo Iglesias, il fondatore di Unidas Podemos, che nel 2021 l'ha scelta come suo successore, per pentirsene adesso che Sumar si presenta come un avversario e non come il luogo in cui esercitare l'egemonia. Rimane Pedro Sánchez, con cui Díaz sembra aver firmato un patto di ferro, contro Podemos.
Due sinistre, il negoziato e la guerra
In questi anni, la Ministra del Lavoro si è dedicata a misure sociali che hanno dato una forte identità progressista al Governo: la riforma della Legge del Lavoro, con la riduzione dei contratti a tempo determinato, l'approvazione di un salario minimo, adesso stabilito a 1.080 euro, la gestione rassicurante della pandemia, con il divieto di licenziamento imposto alle imprese. Il tutto con l'accordo delle parti sociali (la Confindustria si è tirata indietro solo davanti all'ultimo aumento del salario minimo). Da parte sua, Unidas Podemos ha scelto una linea più divisiva, rappresentata da Irene Montero e dalle sue leggi, le più problematiche per il Governo: la Legge del solo sì è sì, che ha finito con ridurre le pene a centinaia di condannati per reati a sfondo sessuale, e la Legge Trans, che permette ai transessuali di cambiare sesso all'anagrafe senza alcun percorso medico e psicologico. Due modi diversi di intendere la sinistra: Yolanda suma, aggiunge, Podemos divide, radicalizza.
La politica è dialogo
Il 2 aprile la Ministra ha spiegato che "la vera politica è dialogo e più abbiamo idee diverse, più dobbiamo dialogare, per raggiungere un accordo. La politica deve unire volontà". Una posizione che arriva dalla sua formazione, accanto al padre sindacalista, dalla sua personalità, che la vede seduta al tavolo e disposta a negoziare fino alla fine, e che, soprattutto, la distanzia da Podemos. L'apparenza di Yolanda Díaz è dolce e gentile, si diceva, lei stessa sostiene che per fare politica bisogna mantenere "la tenerezza", un concetto guevariano, che applica trasformando i numeri freddi in persone. Le famiglie che raggiungono la stabilità salariale e possono fare progetti, il salario minimo che permette una vita dignitosa e garantisce la casa (un vero incubo per gli spagnoli, dopo gli sfratti della grande crisi del 2008). Immagini di vita vera, oltre i numeri.
La tenaglia di Sánchez e Díaz
La sua crescente popolarità e il diverso modo di intendere l'azione politica, oltre che le chiare ambizioni di lei, hanno mano a mano separato Yolanda Díaz da Podemos. La nascita di Sumar, a maggio 2022, ha aumentato la diffidenza della formazione repubblicana e ha permesso alla Ministra di avere un profilo autonomo, tanto da lasciarsi coinvolgere sempre meno nelle polemiche del partito. La sua strategia, condivisa con Sánchez, è chiara: Sumar come piattaforma per allargare lo spazio alla sinistra del PSOE e permettere alla coppia di presentarsi alle elezioni in vista di una nuova alleanza. Il socialista è consapevole che le elezioni di fine anno saranno vinte da una coalizione: difficilmente il PP avrà la forza per governare senza Vox, certamente il PSOE non sarà in grado di farlo senza una sinistra più forte, che Podemos non garantisce più. Di qui il suo sostegno alla bionda leader galiziana, che ha mostrato le sue qualità in questi anni di Governo e che è stata lanciata dallo stesso Sánchez, durante la fallita mozione di sfiducia di Vox, a marzo.
Due donne da non sottovalutare
Ma c'è un punto che il leader socialista deve avere chiaro: "Non sono di nessuno, noi donne non apparteniamo a nessuno" ha ribadito Yolanda Díaz, lanciando la propria candidatura per la Moncloa. E lei lo ha dimostrato lasciando le alleanze politiche in cui non credeva più (o, come dicono i maligni, lasciando gli uomini che hanno creduto in lei quando non le servivano più per la sua ascesa). In vista delle elezioni ci sono due donne da non perdere di vista e sono sempre loro: Isabel Díaz Ayuso, presidente della Comunidad Autónoma de Madrid, che ha in mano la golden share della Presidenza del PP di Alberto Nunez Feijóo, e Yolanda Díaz, che tesse i fili alla sinistra del PSOE (vedi la newsletter dell'11 ottobre 2022). E ci sono due leaders politici uomini che credono di poterle controllare: attenti alle sorprese.
Dopo le corride: cosa fare delle plazas de toros?
Le corride sono sempre meno amate dagli spagnoli. Secondo i dati del Ministero della Cultura, il loro numero è drasticamente sceso nel decennio 2009-2019, da 648 all'anno a 349, un crollo del 46%; tra il 2015 e il 2019, gli spettatori sono passati da 2,7 a 2,34 milioni. Il loro declino ha una conseguenza interessante: cosa fare delle plazas de toros?
La tutela delle plazas de toros
Le plazas de toros sono gli edifici che ospitano le corride e altre attività legate al toreo. Le più antiche ancora in uso, come quelle di Siviglia e di Ronda, in provincia di Málaga, risalgono spesso al XVIII secolo, costruite quando gli spettacoli sono passati dalle piazze agli spazi chiusi, più controllabili in caso di alterchi. All'inizio erano spesso rettangolari, poi, a partire dal XIX secolo, hanno assunto la forma attuale, chiaramente ispirate agli anfiteatri romani (di fatto le plazas de toros di Nimes e di Arles, in Francia, sorgono sugli antichi anfiteatri). L'arena, in cui si svolge il combattimento, ha forma rotonda, è circondata da una barriera di legno alta un metro e mezzo; al di sopra ci sono le gradinate, su cui trovano posto gli spettatori. Elegantissima la plaza de toros di Ronda, le cui gradinate sono riparate da una sorta di galleria disegnata da un doppio ordine di 68 archi in totale, sorretti da 136 colonne. Spesso le facciate esterne sono begli esempi di architettura di ispirazione mudéjar (lo stile arabeggiante dei decenni successivi alla Reconquista). Anche per questo le più rappresentative, costruite tra il XIX e il XX secolo, sono state dichiarate Bene di Interesse Culturale (BIC). E i Comuni, a cui spesso appartengono, devono tutelarle, anche in caso di abbandono e di chiusura, e trovare loro nuovi usi.
La riconversione delle plazas de toros
Ma che uso possono avere edifici dall'identità così forte e precisa? Non sembra, ma sono numerosi, capaci di rigenerare anche il quartiere circostante. Per esempio, a Benidorm, celebre località turistica della Comunitat Valenciana, la plaza de toros sarà trasformata in un complesso culturale, comprendente una biblioteca, un centro giovanile e altri spazi di servizio; a Éibar, nei Paesi Baschi, diventerà un parco multiuso, con strutture sportive e zone verdi; ad Alcúdia, nelle Baleari, un centro socioculturale. A Cáceres, nell'Estremadura, sarà trasformata in un nuovo spazio d'intrattenimento, con locali e un possibile calendario di concerti e festival (il che, considerata la forma di queste architetture, è una bella idea). Non sempre è facile trovare una nuova destinazione d'uso: spesso gli edifici sono chiusi da anni e hanno chiari segnali di abbandono e di rovina, che richiedono ulteriori spese per essere poi riutilizzati.
Las Arenas di Barcellona, un riuscito centro commerciale
Ci sono poi le plazas de toros di Barcellona e Santa Cruz de Tenerife, ai capi opposti del Paese, in Catalogna e alle isole Canarie, che rappresentano rispettivamente un esempio di riuso ben riuscito e uno che suscita molte perplessità. Barcellona, sembra strano dirlo oggi, è stata una delle città più importanti per le corride. Poi al crescente disinteresse dell'opinione pubblica si è aggiunto l'uso politico fattone dai nazionalisti, che le hanno identificate con il dominio culturale castigliano sulla Catalogna; dal 2012 sono proibite in tutta la regione. L'anno prima, nel 2011, è stato aperto il Centro Commerciale Las Arenas, costruito nell'omonima plaza de toros. Inaugurata nel 1900 nella Plaça d'Espanya e chiusa nel 1977, conserva oggi la splendida facciata mudéjar, dichiarata monumento nazionale; all'interno ci sono 116 negozi su 6 piani, uno spazio multicine con 12 sale e una palestra. Al secondo piano, una mostra permanente racconta il passato e la trasformazione dell'edificio. La parte più apprezzata è però il tetto, una grande terrazza con ristoranti e mostre temporanee, che permette una vista magnifica sulla città. Un esempio di rigenerazione capace di attirare pubblico e turisti, rispettando storia e antiche funzioni.
A Santa Cruz de Tenerife, un edificio residenziale
Ma non sempre le cose vanno bene come a Barcellona. A volte Comuni senza grandi risorse economiche per la manutenzione e per la gestione di un'eventuale nuova destinazione, preferiscono ricorrere a operatori privati, pur di liberarsi dell'incombenza. A Santa Cruz di Tenerife, la plaza de toros, costruita nel 1893 e poi restaurata nel 1927, dopo un disastroso incendio, è stata chiusa nel 1984. La sua facciata presenta bei riferimenti all'arte mudéjar, come gli archi a ferro di cavallo o i merli almohadi. Ma per anni, nonostante la bellezza architettonica, l'edificio ha avuto un uso sporadico e incoerente, per eventi come le cerimonie per l'elezione della regina del Carnevale, manifestazioni folkloristiche o sportive. Adesso il complesso appartiene alla famiglia Hafner, che intende costruire al suo interno appartamenti e posti auto; un progetto a cui la Commissione Insulare del Patrimonio Storico ha dato il via libera, a patto che la facciata rimanga inalterata. In ogni caso, non un grande destino per una plaza che per 75 anni ha visto toreare i migliori toreri di ogni generazione, arrivati apposta dalla Penisola.
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