All'ombra (mancante) della Puerta del Sol, a Madrid
La Puerta del Sol, l'ombelico di Madrid, è assolatissima e nel nuovo disegno non sono previste zone d'ombra. Il Comune è corso ai ripari, ma è polemica per l'uso dei toldos, i grandi teli sospesi.
Questa è cosedispagna, una newsletter di cadenza settimanale in cui racconto la Spagna che mi colpisce e che difficilmente trova posto sui media italiani.
Oggi la madrilena Puerta del Sol, simbolo delle grandi piazze assolate nelle estati sempre più lunghe e bollenti dell’Europa meridionale. Recentemente riqualificata, non ha zone d'ombra (non le ha mai avute), gli alberi non sono possibili e così il Comune ha inserito grandi teli rimovibili. Ma possono essere una soluzione?
All'ombra (mancante) della Puerta del Sol, a Madrid
Perché urbanisti e architetti si sono disamorati dell'ombra, proprio mentre il cambiamento climatico rende roventi le estati e le piazze dell'Europa meridionale? Se ne parlava su bluesky la scorsa settimana, a proposito di certe piazze di Bologna, di Milano, di Torino. Negli stessi giorni, a Madrid, non mancavano le polemiche per i toldos, i grandi teli collocati su parte della Puerta del Sol, assolatissimo (e amatissimo, nonché frequentatissimo, tutti superlativi meritati) ombelico della capitale spagnola.
Sono innamorata non solo di Madrid (se solo avesse il mare più vicino!), ma anche, e soprattutto, della sua Puerta del Sol, che sintetizza la sua storia e la sua vivacità. La sua forma attuale, con il lato settentrionale leggermente curvo, risale alla metà dell'Ottocento e mai, tutto sia detto, mai ha avuto alberi che portassero ombra e ristoro ai passanti. Dunque, un po' è stata la concezione della piazza, cerniera tra i diversi quartieri di Madrid (a nord verso la Gran Via, a Est le strade verso la Cibeles e il Congreso de los Diputados, a sud verso la Madrid de los Austria e le sue mille leggende, a ovest verso la calle Mayor, il Palazzo Reale, la Cattedrale dell'Almudena e la plaza de Oriente, la magia della storia). Un po' lo impedisce oggi il sottosuolo, in cui passano diverse linee della metropolitana e una di Cercanías, la linea ferroviaria per i pendolari.
Da quando ho memoria, la Puerta del Sol non sta mai ferma, come la Torino che si preparava alle Olimpiadi del 2006. E non tanto perché sia frequentata a tutte le ore, anche a tarda notte. Quanto per i restauri, le ristrutturazioni, gli spostamenti, ogni volta che vado a Madrid stanno lavorando su qualcosa. Qui si trovano la sede della Comunidad de Madrid, con l'orologio che segna la mezzanotte di Capodanno, inquadrato in diretta da tutte le tv spagnole, il km zero delle strade che da tutto il Paese convergono nella capitale, la statua di re Carlo III, considerato il miglior sindaco di Madrid (fu anche re Carlo VII di Napoli, dove fece costruire il Teatro San Carlo e, a non troppa distanza, la Reggia di Caserta), e la statua dell'Oso y el Madroño (l'orso e il corbezzolo), che rappresenta lo stemma araldico della capitale ed è uno dei riferimenti più popolari per gli appuntamenti in centro. Tutti elementi irrinunciabili della scenografia della piazza. Come la pasticceria La Mallorquina o l'insegna pubblicitaria di Tío Pepe. La Puerta del Sol è così tanto nell'immaginario madrileno che quando gli indignados hanno cercato un posto in cui accamparsi per manifestare il proprio dissenso contro il Governo, in piena crisi economica, hanno scelto lei, cuore pulsante della città. Era maggio 2011 e sembra una vita fa: la crisi in faccia ai turisti, ai passanti, ai politici.

Presentata la Puerta del Sol, torniamo all'ombra mancante. L'ultima ristrutturazione è stata fatta nel 2023, per completare la pedonalizzazione dell'intera piazza. Una delle prime critiche è stata subito la mancanza di ombra. Un problema che in passato non era così grave come lo è adesso. Il Comune, consapevole dei disagi, ha proposto l'inserimento degli alberi nel progetto già approvato, immaginandoli nell'unica area con sufficiente spazio sotterraneo. La Commissione Locale del Patrimonio Storico ha dato però parere negativo perché la loro "ubicazione non rispondeva a criteri urbanistici o storici, ma all'opportunità offerta dall'assenza di una soletta di cemento armato sotterraneo". E quindi niente alberi neanche dove si poteva. Che poi vengono in mente quegli edifici cittadini tipo 25 verde a Torino o il Bosco Urbano a Milano, che hanno gli alberi in facciata. Impossibile immaginare vasi simili alla Puerta del Sol?
Fatto sta che il sindaco José Luis Martínez Almeida si è arreso e ha accettato la soluzione già in uso in alcune delle vie che la circondano. I toldos. Sono grandi teli che coprono le strade e che sono agganciati agli edifici, in tessuti leggeri e chiari, per proteggere dal sole, ma anche per far passare l'aria. Sono molto popolari nell'estate della Spagna meridionale e della meseta e sono diventati la soluzione inaspettata per Sol.
Essendo la piazza molto ampia e non potendo essere completamente coperta, si è scelto di inserire i toldos solo nella parte settentrionale, quella curva, che guarda verso le grandi vie commerciali. Qui si trovano le panchine in cerca di ombra (sono di pietra, immaginatevi sedervi in una piazza assolata su panchine di pietra ai 35-40° C che Madrid ha spesso raggiunto a giugno). I teloni sono stati sistemati su pali mobili in acciaio inox (saranno tolti al termine dell'estate) ancorati alle panchine, tenuti in posizione dai cavi agganciati agli edifici del lato curvo. Il costo totale si aggira intorno all'1,5 milioni di euro; da una parte si sono dovuti pagare la fornitura e messa in opera dei teloni, dall'altra la struttura in acciaio inox, che ha chiesto anche il consolidamento delle panchine in granito.
I madrileni non hanno apprezzato i costi dell'opera e insieme ai turisti non sono convinti dell'ombra offerta, considerata insufficiente non solo come estensione, ma anche come qualità. Le discussioni in corso riportano a cosa abbiamo intenzione di fare delle nostre città e a questo proposito, Ramón Andrada del Collegio degli Architetti di Madrid ha espresso a El País un concetto da non perdere di vista: "La questione è come possiamo adattarci ai cambi come l'aumento della temperatura nelle città. È qualcosa che dobbiamo tenere presente in modo costante. Tutti vogliamo piazze stagionali con gli alberi, ma ci sono posti in cui non è possibile. La città, per sua definizione, è il contrario della natura".
E quest'ultima frase è un concetto non so quanto condivisibile, pensando alle belle piazze andaluse con il perimetro di aranci, le panchine di azulejos e ferro alla loro ombra e le fontane d'acqua al centro. Mi viene in mente anche Luciano Pia, il primo architetto italiano a inserire gli alberi in facciata, in 25 Verde, a Torino: "Perché questa scelta? Ci stiamo rendendo conto di aver bisogno della natura, nelle città di minerali non si vive così bene" mi aveva detto quando lo avevo intervistato per il suo progetto allora rivoluzionario nel nostro Paese. Ma le parole di Andrada sono degne d'attenzione, viste le piazze che si stanno disegnando in questi anni, in cui il risparmio e il disimpegno dalla manutenzione sembrano la prima preoccupazione. Più del benessere dei cittadini.
Citazione della settimana
"Noi scommettiamo su questo processo di remigrazione perché pensiamo ci sia qualcosa di più importante e abbiamo il diritto di sopravvivere come popolo".
(Rocío de Meer, portavoce di Emergenza Demografica e Politiche Sociale. Con cognome chiaramente nederlandese)
Tenendo le fila
Lo scorso weekend è stato uno dei più importanti dell'anno per la politica. Nel Comitato Federale, il PSOE ha serrato le file intorno a Pedro Sánchez per rispondere agli scandali di corruzione che coinvolgono gli ex segretari dell'organizzazione José Luis Ábalos e Santos Cerdán. Ha convinto soci e militanti? Per ora non tanto. Ha invece convinto i suoi Alberto Núñez Feijóo, che ha chiuso il Congresso del PP aprendo a Vox, possibile alleato di Governo: "È la terza forza del Paese e i suoi elettori meritano rispetto". E per adeguarsi ha promesso politiche più restrittive sull'immigrazione. Ha anche mostrato una maggiore apertura per le lingue co-ufficiali (arriva pur sempre dalla Galizia). La crisi del PSOE è stata un sollievo per il PP, che così ha evitato di usare il Congresso per ridisegnare i valori conservatori di riferimento.
La Spagna non ha conosciuto la violenza della Seconda Guerra Mondiale, però sì i bombardamenti della Guerra Civile (anche a opera di tedeschi e italiani, attivi nel campo franchista), per questo le sue città sono dotate di rifugi aerei. A Madrid, uno di questi si trova nel Parco del Retiro ed è sconosciuto agli stessi madrileni. Fu costruito nel 1936, misura un totale di 135 metri per cinque gallerie con volta a botte, a circa 8 metri di profondità. Aveva capacità per 275 persone, anche se probabilmente non fu mai usato, perché la sua costruzione terminò nel 1938. Adesso si stanno verificando le condizioni di sicurezza per aprirlo al pubblico, testimonianza di un passato che condiziona ancora il presente.
Juana Martín, la prima stilista spagnola che ha sfilato nell'alta moda parigina, ha vinto il Premio Nazionale di Disegno della Moda, assegnato dal Ministero della Cultura. Cordobese, gitana, ha iniziato la sua carriera come designer di moda flamenca. Il suo premio arriva in un anno speciale, che celebra i 600 dall'arrivo dei gitani in Spagna, ed è l'ultimo di una lunga serie. Tutti meritati, per bravura e determinazione (sono innamorata di lei sin dai suoi esordi). Juana è un grande esempio anche per le ragazze gitane, lo sa e lo sottolinea nelle interviste. "Non ho mai chiesto scusa per essere gitana. A volte sento dire: 'Si veste come un gitano' [per dire che uno non sa vestirsi, non ha gusto]. A molti che lo dicono come un insulto piacerebbe vestire come gitani!" ha detto una volta in un'intervista. Con mucho orgullo y olé, Juana.
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Soy española viviendo en el extranjero y compartiendo mi vida, desde hace mucho ya, con un sardo. Leerte me invita a ver mi país desde una mirada diferente, además de ayudarme a practicar mi italiano. Me siento muy insegura al escribirlo pero espero poder animarme con el tiempo. Por lo pronto, grazie di cuore ☺️
PD: soy consciente de que en todas las casas se cuecen habas, pero como estudiante de ecología y amante de la naturaleza me duele ver cómo en España relegamos la naturaleza a un segundo, incluso tercero, plano.