Il riarmo dell'Europa divide la sinistra spagnola
Pedro Sánchez come Giorgia Meloni nelle riunioni dell'Unione Europea. All'alleato di estrema sinista Sumar non piace il riarmo europeo. E al Congresso vota anche per l'uscita della Spagna dalla NATO
Questa è cosedispagna, una newsletter di cadenza settimanale in cui racconto la Spagna che mi colpisce e che difficilmente trova posto sui media italiani.
Questa settimana, a Madrid, perché il riarmo dell'Europa, a causa della minaccia russa, mette in difficoltà la sinistra spagnola e il Governo: Sumar e i nazionalisti temono l'aumento delle spese militari, a discapito di quelle sociali, e, pur appoggiando l'Ucraina, dicono di no.
Buona lettura!
Il riarmo dell'Europa divide la sinistra spagnola
L'irruzione di Trump divide la destra spagnola, scrivevo poche settimane fa. Adesso è la sinistra a dividersi e la causa è il riarmo dell'Europa. Pedro Sánchez si trova in una posizione molto simile a quella di Giorgia Meloni nelle riunioni dell'Unione Europea. L'unico presidente progressista e la prima presidente dell'estrema destra di un grande Paese europeo sono più vicini di quanto si potesse pensare. Se per Meloni il problema è Matteo Salvini, sempre più trumpiano e putiniano, in diretta concorrenza con la presidente per assicurarsi le simpatie della Casa Bianca, per Sánchez la spina nel fianco è Sumar, la formazione di estrema sinistra guidata (anche se non più ufficialmente) dalla vicepresidente del Governo e Ministra del Lavoro Yolanda Díaz, che di riarmo non vuol sentire parlare. Tra il presidente e la sua vice, un gioco delle parti che va avanti da anni e che ha permesso diverse riforme progressiste (il fiore all'occhiello è l'aumento del salario minimo, arrivato intorno ai 1200 euro mensili), ma che sul piano da 800 miliardi di euro di Ursula von der Leyen per riarmare l'Europa, è in stallo.
"A me il termine riarmo non piace per niente" ha detto Sánchez con il volto scuro, arrivando a una riunione del Consiglio d'Europa, qualche giorno fa a Bruxelles. "È un'approssimazione incompleta della sfida che ci aspetta" ha spiegato. Per poi aggiungere che "la difesa si può spiegare solo in un ombrello molto più grande, che è la sicurezza". Gli stessi concetti sono stati espressi dalla presidente italiana Meloni e la pressione dei due leaders ha spinto la portavoce europea Paula Pinho a parlare non di Rearm Europe ma di SAFE, sicurezza. A Yolanda Díaz però non basta e ieri ha spiegato su bluesky (che bello che questo social inizi a entrare nell'immaginario dei politici): "Il piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen non è una semplice questione lessicale, è un progetto che sfida la concezione di Europa basata sul benessere sociale, il lavoro, la pace e la sicurezza sociale". "Ridurre l'Autonomia Strategica dell’Europa a una corsa alle armi è un grave errore" sostiene Díaz "Non è urgente un riarmo, ma la ricostruzione del progetto europeo, che dev'essere rilanciato e la cui priorità fondamentale dev'essere dare sicurezza e protezione ai cittadini europei". E scrive ancora: "Non dimentichiamo. L'UE investe in difesa 374 miliardi di euro, tre volte più della Russia. Non si tratta, pertanto, di riarmarsi moltiplicando la spesa militare nazionale, ma di coordinare meglio, garantire l'interoperabilità delle nostre forze armate, avere un progetto di sicurezza autonoma, sociale e democratica, lontano dalla subordinazione agli USA".
Un'immagine chiara delle divisioni della sinistra spagnola si è avuta nel Congresso dei Deputati, proprio mentre Sánchez era a Bruxelles. Il Blocco Nazionalista Galiziano (BNG), uno dei soci del Governo, ha presentato una mozione che chiedeva il rifiuto del riarmo e l'uscita della Spagna dalla NATO. Il Congresso l'ha rifiutato con 302 voti contrari, 37 a favore e 7 astenuti (questi ultimi, sono della Sinistra Repubblicana Catalana, che appoggia il governo di volta in volta). Nei 37 voti a favore, quelli di Sumar e di Podemos, che hanno lunghe tradizioni anti-militariste e anti-NATO. Una spaccatura del governo, in questo voto, che sia Sánchez che Díaz hanno cercato di sdrammatizzare, essendo entrambi favorevoli al sostegno all'Ucraina. Ma ci sono grandi differenze tra l'immagine che la Spagna proietta e la concretezza delle sue azioni.
Pochi leaders europei sono più duri di Sánchez nell'attacco a Vladimir Putin per l'invasione, ma la Spagna è uno dei Paesi che meno armi hanno inviato all'Ucraina e che meno hanno speso. "C'è una solidarietà di facciata" lamentano fonti diplomatiche europee a El Mundo "Vero che ultimamente la Spagna ha annunciato un aiuto da un miliardo di euro, che senza dubbio è importante, ma in passato ha fatto molto poco". Di fatto, Spagna, Italia e Francia sono i tre grandi Paesi europei che meno hanno apportato nelle spese militari per l'Ucraina, solo lo 0,2% del loro PIL, contro il 2,2% di danesi ed estoni. La spesa spagnola per la difesa militare non arriva al 2% e il presidente sta cercando di rispettare i parametri europei, senza allarmare né irritare l'alleato recalcitrante. In un recente incontro, ha assicurato a Yolanda Díaz che più spese militari non significheranno meno investimenti sociali: "Cercheremo di anticipare alcuni obiettivi che avevamo fissati per il 2029, senza per questo fare alcun taglio sociale" ha affermato.
Sánchez preferisce pensare all'aumento della spesa militare come a un'occasione di industrializzazione e di nuovi posti di lavoro. "I droni che possiamo fabbricare nel continente europeo possono essere usati in caso di potenziale conflitto, come succede adesso in Ucraina, ma possono servire anche nella lotta contro gli incendi e nella prevenzione delle emergenze climatiche" ha teorizzato. "Si possono creare opportunità sia per il lavoro che per i territori. Ritengo si possa arrivare a quel salto tecnologico di cui l'Europa ha bisogno e che la Spagna è in condizioni di guidare" ha insistito. Anche se la sua principale preoccupazione è che le spese abbiano fondi europei e strumenti di finanziamento senza grande impatto sul bilancio spagnolo.
Sul presidente del Governo, che governa in minoranza con Sumar e cerca di volta in volta l'appoggio dei partiti nazionalisti, si accumulano diverse pressioni. Non solo quelle dei partiti catalani, che lo hanno costretto a rimangiarsi diverse promesse elettorali. Non solo quelle dell'opposizione, a cui non sembra vero vedere esplodere le contraddizioni del governo, distraendo l'opinione pubblica dalle proprie. Ma anche quelle dell'Unione Europea, che chiede maggior impegno per mantenere gli obiettivi, e degli alleati dell'estrema sinistra, che non intendono sentir parlare di investimenti nella corsa alle armi. Sánchez e Díaz hanno trovato la quadra altre volte, nel nome delle politiche progressiste, probabilmente la troveranno anche questa volta anche se è ancora difficile immaginare come.
"Se si dovesse scegliere una scuola di pensiero filosofica per identificare il modo in cui Pedro Sánchez naviga nelle acque turbolente della politica e nella sua instabilità parlamentare, questa sarebbe lo stoicismo. Non c'è niente di meglio che controllare le proprie emozioni per evitare sofferenze inutili, accettare ciò che non può essere cambiato e ammettere che, anche se non puoi controllare le decisioni degli altri, puoi controllare la tua reazione" scrive El Diario. L'instabilità parlamentare ha impedito l'approvazione della Legge di Bilancio e ha costretto il leader socialista a compromessi che ne hanno messo in dubbio la credibilità, impedendogli l'azzardo di ricorrere nuovamente a elezioni anticipate. Tempo fa, chissà, le avrebbe vinte. Oggi difficile immaginare che possa riuscirci.
Frase della settimana
"Abbiamo applicato misure selettive contro il virus, non contro le persone".
(La presidente della Comunidad de Madrid Isabel Díaz Ayuso, a proposito dei 7291 anziani morti nelle residenze durante il lockdown)
Tirando le fila
Le intense e insistenti piogge di questi giorni in Spagna hanno causato non solo esondazioni al sud, ma anche molti disagi nelle due Castiglie e a Talavera de la Reina, in provincia di Toledo, il crollo del ponte romano. Non era davvero un ponte romano, in realtà era di epoca medievale, ma era il più antico della cittadina. Il sindaco José Julián Gregorio ha pubblicato le immagini del suo crollo su Twitter. "Una notte terribile per la storia di Talavera" ha scritto "Il nostro ponte vecchio, o romano, è appena caduta in parte. Una devastante alluvione per la città e meno male che lo abbiamo chiuso al passaggio. Oggi il mio cuore di sindaco soffre per questa perdita".
En el amor y en la guerra è il nuovo libro di Ildefonso Falcones, autore de La cattedrale del mare, di cui il nuovo lavoro è una sorta di continuazione. Il protagonista del romanzo è infatti Arnau Estanyol, nipote dell'Arnau che vide costruire la grande cattedrale di Barcellona. Siamo nel 1442 e il giovane Estanyol parte per la conquista di Napoli insieme al re d'Aragona. A casa rimane Marina, la figliastra, attaccata dai suoi nemici durante la sua assenza, con conseguenze devastanti per tutti. Una storia che fa pensare anche alle emozioni di oggi perché, spiega Falcones "ci sono amore, passione, vendetta, denaro. Tutto quello che compone anche il mondo in cui viviamo".
Le nozze dell'anno si celebreranno all'inizio dell'autunno e sono già molto attese. Il duca di Arjona Cayetano Martinez de Irujo, fratello del Duca d'Alba, sposerà la fidanzata Bárbara Mirjan, a cui è legato da una decina d'anni. Non sono ancora note data né località delle nozze, anche se Hola esclude possano essere celebrate in uno dei palazzi storici del Casato (Liria a Madrid, Dueñas a Siviglia, Monterrey a Salamanca). Di sicuro contano sul consenso dei figli di Cayetano, Luis e Amina, nati dal matrimonio con Genoveva Casanova, e su quello del fratello maggiore Carlos. Alla notizia dei matrimonio, il Duca d'Alba ha commentato serafico: "Vediamo se così si raddrizza". Tra Cayetano e Bárbara, oltre 30 anni di differenza: lui 63 anni, lei 29.
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