La rigenerazione di Madrid Nuevo Norte. La Giustizia paralizzata e il silenzio del re
Un parco tra torri di case e uffici: Madrid Nuevo Norte una proposta di futuro o solita speculazione edilizia? Salta ancora l'accordo sul rinnovo del CGPJ e adesso c'è chi chiama in causa il re.
In questo numero di cosedispagna:
Madrid Nuevo Norte, un discusso mix di torri e verde
Il PP blocca da 4 anni il rinnovo del Potere Giudiziario: interviene il re?
Buona lettura!
Madrid Nuevo Norte, il più grande centro d’affari d’Europa
Madrid continua a cercare una sistemazione per la sua area settentrionale e approfitta dell’interramento della stazione di Chamartín e dei suoi binari per lanciare la più importante opera di rigenerazione urbana dell'inizio del secolo. Un po' di numeri per farsi un’idea delle dimensioni del progetto: stiamo parlando di un'area recuperata di oltre 3 milioni di metri quadrati, lunga circa 5,6 km, da nord a sud, e larga circa 1 km.
Uno stile di vita sostenibile, un mix di classi sociali
Madrid Nuevo Norte, questo il nome dell’ambizioso piano, intende essere collegamento e cerniera tra i quartieri storicamente divisi dalla ferrovia. Soprattutto, vuole proporre un nuovo stile di vita basato sulla sostenibilità, in cui si mescolino torri per uffici, edifici residenziali, strutture pubbliche e sportive (60% di costruzioni per uffici, 35% per abitazioni, il resto per servizi). Il tutto inserito in parchi e giardini, con ampi spazi pedonali. Due i concetti guida: i quartieri per uffici e business, che aprono alle 7 di mattina e chiudono alle 7 di sera, diventando terra disabitata di notte, non funzionano più. Il modello proposto permetterà una convivenza di diverse funzioni e, cosa abbastanza rivoluzionaria per la capitale spagnola, mescolerà anche le diverse classi sociali: il 38% degli oltre10mila appartamenti che verranno costruiti sarà infatti affidato al Comune di Madrid, che li assegnerà a prezzi accessibili alle famiglie in difficoltà.
Un centro d’affari di aspirazioni europee, grazie all’aeroporto
Tra gli obiettivi del progetto, la completa sostenibilità non solo delle costruzioni, ma anche dei trasporti. Madrid Nuevo Norte si basa infatti su una delle più importanti novità delle infrastrutture cittadine: Chamartín sotterranea diventerà la più importante stazione di accesso alla città, a circa 10 minuti da Barajas, l’aeroporto della capitale. Vi passeranno i treni ad alta velocità e i treni di cercanías, i locali che portano ogni giorno migliaia di pendolari e studenti, per poi smistarli in città attraverso le linee della metropolitana. Anche per questa facilità dei trasporti, Madrid Nuevo Norte aspira a diventare uno dei più importanti centri d'affari europei.
Trasporti sostenibili anche all'interno del nuovo quartiere, in cui ci saranno nuove fermate della metropolitana e in cui si muoveranno bus ecologici e arriveranno anche altre linee di collegamento. L'idea della città dei 15 minuti, in cui tutto è a portata di mano in un quarto d'ora e lo stile di vita è più rilassato. E quanto sia importante il rapporto umano lo testimonia l'assenza di centri commerciali: nel progetto solo locali per i negozi di vicinato, che favoriranno anche gli scambi con i quartieri adiacenti.
Il Parque Central, cerniera di quartieri e centro di socialità
Il cuore del progetto è il Parque Central, il Parco Centrale, uno spazio di oltre 14,5 ettari, costruito sulle coperture dei binari interrati; avrà anche un simbolo , il Jardín del Viento, una struttura a forma di spirale, nel centro del parco, che poi rimarrà coperta dalla vegetazione. I percorsi interni favoriranno i collegamenti con i quartieri vicini, rompendo la loro storica separazione; chioschetti e padiglioni ne garantiranno vivacità e possibilità d'incontro durante tutta la giornata. Ai piani terra delle torri e degli edifici intorno al parco ci saranno locali per ristoranti, negozi, bar, luoghi in cui socializzare, in un rapporto fluido tra verde, relax e tempo libero.
Il progetto è firmato dallo studio nederlandese West8, che ha vinto un concorso internazionale e che si assocerà per l'occasione con lo studio locale Porras Guadiana Arquitectos; i nederlandesi hanno già lavorato nella capitale spagnola, avendo disegnato Madrid Rio, il parco lineare lungo il fiume Manzanares, realizzato dopo l'interramento della circonvallazione M-30.
I rischi della speculazione edilizia
Tutto oro quello che luccica? Ovviamente no. Per approvare Madrid Nuevo Norte sono stati necessari ben 26 anni di discussioni e compromessi, tra ADIF/Ministerio de Fomento (Sviluppo, Infrastrutture, Trasporti), proprietari dei terreni, il Comune di Madrid e la società Distrito Castellana Norte, controllata al 67% dalla BBVA e al 24% dal Gruppo immobiliare San José, l'operatore privato interessato a realizzare il progetto. Ed è proprio la presenza di una delle più grandi banche spagnole e di un gruppo immobiliare a rendere diffidenti i critici: è un progetto di rigenerazione urbana o è una delle tanti operazioni di speculazione edilizia che arricchiscono i promotori senza dare grandi vantaggi alle città? Tempo fa il quotidiano digitale El Diario ha svelato le condizioni vantaggiose della concessione, dai bassi interessi per l'acquisto dei terreni, che faranno perdere allo Stato circa la metà degli introiti, al rischio di costruzione delle infrastrutture, che passa dai promotori all'amministrazione pubblica, fino alla possibilità di rivendere il suolo prima di terminare il progetto, lavandosene così le mani. Ci sono dubbi anche circa l'utilità di tante torri a Madrid, dove la maggior parte di quelle destinate a uffici è sostanzialmente vuota, per assenza di domanda.
L'Universidad Autónoma de Madrid, intanto ha pubblicato i numeri dei suoi studi. Nei prossimi 25 anni, questi i tempi di costruzione previsti, Madrid Nuevo Norte avrà un impatto positivo di 15,2 miliardi di euro sull'economia spagnola, circa l'1,3% del PIL attuale, e di 12 miliardi di euro nella Comunidad de Madrid, circa il 5,2% del PIL regionale, creando oltre 345mila posti di lavoro.
La Giustizia paralizzata e i silenzi di re Felipe VI
Il clamoroso mancato rinnovamento del Consejo General del Poder Judicial, scaduto da ormai 4 anni, imbarazza la Spagna e chiama in causa anche re Felipe VI. Andiamo con ordine: il CGPJ è un organo costituzionale, che governa la Magistratura per garantire l'indipendenza dei giudici nell'esercizio delle loro funzioni. È composto da 20 membri, da rinnovare ogni 5 anni e nominati dal Re su indicazione della maggioranza di tre quinti del Parlamento (10 sono scelti dal Senato e 10 dalla Camera, tra questi 6 sono giudici e magistrati e 4 giuristi di riconosciuta competenza, per un totale di 12 e 8); ai 20 membri si aggiunge il presidente. Essendo selezionati i suoi membri dal Parlamento, l'organo di controllo dei giudici rispecchia le maggioranze parlamentari uscite dalle elezioni.
Da 4 anni il PP blocca il rinnovo del CGPJ
Tutto è andato bene, con i dovuti accordi parlamentari, fino a quattro anni fa, quando il PP ha perso il controllo del Parlamento, prima con la traumatica mozione di sfiducia del PSOE contro Mariano Rajoy, che ha permesso l'ascesa al potere di Pedro Sánchez, e poi con la sconfitta alle due elezioni del 2019, vinte dai socialisti. È dal 4 dicembre 2018 che il CGPJ aspetta un rinnovamento, in segno di protesta a settembre si è dimesso il Presidente Carlos Lesmes, conservatore, e anche Bruxelles ha perso la pazienza, perché il ritardo paralizza il funzionamento della Giustizia in Spagna. Ma cosa sta succedendo e perché il PP rifiuta di negoziare con il PSOE i nuovi membri del Consiglio?
Facile, lo spiega efficacemente Ignacio Escolar, il direttore del quotidiano digitale eldiario.es: "Se si rinnovano gli organi costituzionali nella Giustizia, non comanderà più la destra. Perché queste istituzioni emanano dalla sovranità popolare e il PP ha perso le ultime due elezioni generali". Non appena eletto, infatti il CGPJ dovrà indicare i giudici che gli spettano nel Tribunal Constitucional, anch'esso in attesa del rinnovo dei propri membri, a causa del blocco del CGPJ (il Tribunal Constitucional, che stabilisce la costituzionalità delle leggi, è formato da 12 magistrati, che hanno un mandato di 12 anni e si rinnovano per terzi, ogni tre anni: un terzo lo sceglie la Camera, un terzo il Senato e l'ultimo a metà tra il Governo e il CGPJ). Gli attuali CGPJ e Tribunal Constitucional sono espressione della maggioranza del PP, precedente alle doppie elezioni del 2019. Proprio nel 2019 il PP ha rifiutato di negoziare le nuove nomine perché anno elettorale; nel 2020 ha invece rifiutato perché nel Governo c'era anche l'estrema sinistra di Podemos, per di più repubblicana (come se fosse il PP e non gli elettori, con il loro voto, a stabilire le maggioranze di Governo); nel 2021 la scusa è stata l'esigenza di una nuova legge, "affinché siano i giudici a scegliere i giudici".
Il leader del PP si arrende all'estrema destra
Poi, a febbraio del 2022, il PP ha cambiato il proprio leader, il giovane Pablo Casado ha ceduto il testimone ad Alberto Núñez Feijóo. Stimato Presidente della Galizia, invocato come acqua nel deserto da un PP in cerca di identità liberal-moderata, Feijóo ha negoziato con il PSOE il rinnovamento del CGPJ e tutto sembrava andare per il meglio. Ma non per la destra mediatica, così in Spagna chiamano quel potere occulto, ma efficace, costituito da quotidiani conservatori come El Mundo e giornalisti delle seguitissime tertulias (tavole rotonde) radiofoniche, spesso dotati di altrettanto potenti rubriche sui quotidiani di area e di blog nel web. Nel programma del PSOE, inserito anche in quello di governo, c'è una riforma del Codice Penale per abbassare le pene per il reato di sedizione; una richiesta dell'Europa essendo più severe che nel resto della UE.
E a questo si è attaccata l'estrema destra: un ribassamento delle pene permetterebbe ai leader indipendentisti catalani di rientrare nell'agone politico, cosa che considera inaccettabile. In meno di 24 ore, una serie di attacchi dei giornalisti della destra mediatica e un whatsapp di Isabel Diaz Ayuso, potente presidente della Comunidad de Madrid, hanno spinto Feijóo a far saltare l'accordo e a stabilire che lui con questo PSOE, che vuole abbassare le pene agli indipendentisti catalani, non negozierà più. Quindi Giustizia paralizzata fino alle elezioni del 2023, sperando in una vittoria del PP, che gli permetterebbe di negoziare il rinnovo degli organi della Giustizia, garantendosene il controllo.
Cosa aspetta re Felipe?
Uno schiaffo alle regole democratiche e alla Costituzione, che ha causato l'ira del Governo, susciterà ulteriori richiami dall'Unione Europea e minaccia anche re Felipe VI. "I monarchici dicono sempre che 'il re non dovrebbe essere coinvolto nella politica'" scrive Ignacio Escobar in un altro articolo sull'argomento "Ma è che questa non è politica: questo è saltare le norme democratiche, con tradimento e impunità. Ciò sta alterando gravemente il 'regolare funzionamento delle istituzioni'. Il re avrebbe potuto fare qualche gesto privato, ma non ci sono prove che sia successo. Diverse fonti del governo e dell'opposizione affermano che 'non è intervenuto in questa materia'. Né lo ha fatto né è previsto. Ma potrebbe farlo anche in pubblico. Proprio come ha fatto con il suo discorso nel 2017, di fronte alla crisi catalana. Anche se sembra che l'unità della Spagna sia un principio costituzionale molto più importante della sovranità popolare. Cosa aspetta il re per agire? Con il suo silenzio si schiera".
PS La resa alle esigenze della destra del PP indebolisce la leadership di Feijóo, adesso ostaggio degli estremisti e, come volevasi dimostrare, della potente Isabel Diaz Ayuso (vedi il secondo numero della newsletter). Non giurateci troppo che alle elezioni politiche del 2023 non sia lei la candidata del PP alla Moncloa.
E come sempre la minoranza tiene in ostaggio la maggioranza (“la dittatura della minoranza”).
Questo caso mi ha fatto pensare alle nomine dei giudici costituzionali dell’ex presidente statunitense, mai così solerte in un proprio intervento, che di fatto condizionano la vita degli americani pur essendo specchio della minoranza.
Probabilmente Felipe non è voluto intervenire per non essere tacciato di eccessivo interventismo (sulla scorta della memoria paterna), però è un’occasione persa, perché è una questione di principio, costituzionale per giunta, prima ancora che politica e personale
Credo sia una buona cosa per la città avere quartieri progettati pensando alla sostenibilità ambientare e con grandi aeree verdi.
Quello che invece mi lascia perplessa è il mix delle classi sociali. Chi può pagare una casa svariate migliaia di euro al metro quadro, non comprerà sapendo che più di un terzo degli appartamenti del quartiere saranno adibiti ad edilizia popolare. Spero di sbagliarmi, ma di solito i ricchi vogliono stare in mezzo ai ricchi...